Kakà si confessa: «Io allenatore del Milan? Perché no...» 

L'ex attaccante brasiliano: «Lewandowski è il migliore nel suo ruolo». Sul futuro: «Continuerò come allenatore o dirigente»
Kakà si confessa: «Io allenatore del Milan? Perché no...» © LAPRESSE
4 min

ROMA - Ricardo Izecson dos Santos Leite, noto con lo pseudonimo di Kakà, non ama restare fermo. Del resto si farebbe fatica solo a pensarlo se si rimembrano le grandi cavalcate che hanno contrassegnato la sua carriera da calciatore. Un ruolo che, secondo quanto rilasciato alla testata polacca Przeglad Sportowy, la stella brasiliana non intende ancora far tramontare: «Non ho un contratto con alcun club, ma mi sento ancora un calciatore. Nelle prossime settimane deciderò cosa fare in futuro: mi piacerebbe sicuramente resstare nel mondo del calcio, come allenatore o come direttore sportivo. Per essere un grande allenatore devi avere una vocazione».

MODELLO ZIDANE - In attesa di quale veste assumerà Kakà nel suo immediato futuro, ci tiene a chiarire a quale modello di allenatore si ispirerà: «Sarebbe il massimo seguire le orme di Zinedine Zidane, anche se è facile a dirlo. Il suo passaggio da giocatore ad allenatore è da prendere come modello: prima ha appreso il meglio dai suoi ex allenatori, poi si è riposato, ha lavorato con i giovani e quando si è reso conto di essere pronto, è stato amato dal suo club e ha raggiunto successi incredibili. Era unico come giocatore ed è unico come allenatore».

NON C'È DUE SENZA TRE - Cinque indimenticabili anni con la maglia del Milan, intervallati dai dieci mesi bui al Real Madrid. La domanda in questi casi è d'obbligo: «Ti vedi come allenatore del Milan?»; la risposta lascia aperta la speranza ai tifosi: «Perché no? Ho sempre il Milan nel mio cuore. In ogni club in cui ho giocato non ho mai lasciato brutti ricordi, penso di avere una porta aperta dappertutto».

OTTICA MONDIALI - Il tema più caldo è rappresentato dalla prossima competizione mondiale in Russia: «Guardo le esibizioni di Lewandowski al Bayern e penso che non ci sia un giocatore migliore al mondo nella sua posizione. Avere un giocatore del genere in squadra rende la Polonia una delle favorite per la vittoria finale». Sul Brasile: «La squadra si è ripresa dopo il 7-1 inflitto dalla Germania allo scorso mondiale. A distanza di 4 anni i giocatori sono molto più esperti, più forti mentalmente, e sarà più facile gestire la pressione che deriva dal chiamarsi "Brasile". Mi aspetto una grande prova dai Canarinhos». L'accenno è stato fatto anche al nuovo pallone Telstar 18, che nel suo aspetto grafico richiama quello di Messico '70: «Mi piace il colore tonico, latino. Inoltre è facile da controllare, non è così folle e imprevedibile come Jabulani, che nel 2010 in Sud Africa rappesentò un incubo per i portieri. La squadra del Mondiale messicano aveva un Pelè che era al culmine della sua carriera. Ma se devo scegliere la Nazionale brasiliana più forte ricordo quella 1986 e del 2006, anche se non ha avuto successo e non ha raggiunto nemmeno la finale. Sono contento che Telstar 18 rilanci il ricordo della meravigliosa Coppa del Mondo del 1970».

DUO INDISSOLUBILE - L'ex rossonero è intervenuto anche sulla contesa del Pallone d'Oro, da anni ormai appannaggio del duo Messi-Ronaldo: «Sono i giocatori più forti del mondo, e negli ultimi anni le loro squadre hanno vinto in tutte le competizioni. Nel corso degli anni, con l'aiuto dei media, è nata una sorprendente rivalità tra l'argentino e il portoghese: ciò spinge entrambi a dare il massimo, li motiva a lavorare su se stessi e battere ogni record. Fino a quando esisterà questa rivalità sportiva nessuno potrà vincere il Pallone d'Oro: se Lewandowski vince la Champions League con il Bayern e il Mondiale con la Polonia si candida seriamente per vincerlo».

STELLE VERDEORO - Giovani con grandi prospettive Gabriel Jesus e Neymar, che reciteranno un ruolo da protagonisti al prossimo Mondiale: «Gabriel gioca in Europa da gennaio ed è abituato alle pressioni del Manchester City, sta facendo esperienza ed è pronto. Neymar già stava facendo bene al Mondiale scorso: è maturato tanto e nella sua carriera non è mai stato così in forma».


© RIPRODUZIONE RISERVATA