Juan Sebastian Veron: la "Brujita" argentina dal piede fatato

Figlio d'arte, dopo i successi europei, in patria ha emulato il padre riportando la Coppa Libertadores all'Estudiantes
Juan Sebastian Veron: la "Brujita" argentina dal piede fatato
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Il mondo è da sempre caratterizzato da uomini che scrivono la storia, e per qualche scherzo del destino questa spesso si ripete. Quella di Juan Sebastian Veron è una di queste. Bisogna tornare indietro fino al 1968. Quell'anno Estudiantes de La Plata e Palmeiras si contendono la Coppa Libertadores. Gli argentini schierano nella loro squadra Juan Ramon Veron, un centrocampista che viene chiamato “La Bruja” (in italiano la strega). Il numero 11 segna sia all'andata che al ritorno risultando decisivo per la vittoria della prima Libertadores della storia del club. Non contento Ramon decide anche la Coppa Intercontinentale, aprendo le marcature nel pari del ritorno del doppio confronto contro lo United di George Best. Dopo la vittoria dell'andata, l'Old Trafford si tinge di biancorosso. Nelle due stagioni successive Juan Ramon vince altre due Libertadores da protagonista, diventando, così, leggenda. Cinque anni più tardi, il 9 marzo 1975, La Bruja diventa papà: a La Plata nasce Juan Sebastian

IL PRIMO AMORE - Il ragazzo ha tutte le qualità per diventare figlio d'arte e nel 1993 abbandona gli studi per seguire le orme del padre entrando a far parte dell'Estudiantes de La Plata. È qui che viene soprannominato “La Brujita” (la streghetta). Dopo tre stagioni con la maglia dei Los Pincharratas (i pugnalatori di topi), arriva la chiamata del Boca. Veron si mette in mostra e le sue potenzialità vengono notate dalle squadre europee. È Sven Goran Eriksson, allenatore che avrà un ruolo fondamentale nella carriera del ragazzo, a volerlo nella Sampdoria per coprire il ruolo lasciato scoperto dalla partenza di Clarence Seedorf. L'argentino fa le valigie, saluta tutti e parte per una nuova avventura. Veron porta alla Samp la sua classe, a soli 21 anni è il padrone del centrocampo, è un giocatore totale, è un esteta del calcio che con il piede destro può fare quello che vuole. Le sue sventagliate da una parte all'altra del rettangolo verde sono pura poesia e poi, quando usa l'esterno, le sue giocate diventano magiche. A questo unisce un tiro micidiale e, ovviamente, una balistica ideale per calci di punizione e calci d'angolo. Nel 1998, dopo due stagioni in blucerchiato, accetta la chiamata del Parma. Rimane solo un anno, il tempo giusto per vincere i suoi primi trofei in Italia: Coppa Italia e Coppa UEFA.

LA LAZIO - Nel frattempo Eriksson è passato sulla panchina della Lazio e vuole ancora una volta con sé il fuoriclasse argentino. Detto, fatto! 30 miliardi nelle casse del Parma e un argentino in più nella rosa della Lazio. A Roma Veron trova una piccola colonia Albiceleste: ci sono Sensini, Almeyda e Simeone che tra l'altro, come La Brujita, figurano tutti nel giro della Seleccion. Arriva nella Capitale con un tempismo perfetto, sarà il periodo più vincente della storia della Lazio. Il debutto ufficiale si materializza la sera del 27 agosto 1999, quando a Montecarlo si gioca la Supercoppa Europea. La Lazio si trova davanti il Manchester United, sì, proprio i diavoli rossi che il padre ha fatto piangere 31 anni prima. Segna Salas e la coppa prende la strada per Roma. Nel primo anno in biancoceleste gioca la miglior stagione della sua carriera, segna otto reti (record personale) tra cui un'autentica perla su punizione che decide il derby di ritorno. Altra rete da ricordare è quella nel successo casalingo contro il Verona: in quell'occasione, con una traiettoria fantastica, segna direttamente da calcio d'angolo. Insieme a Nedved, Almeyda, Stankovic, Simeone e Conceicao, forma uno dei reparti di centrocampo più forti di sempre. Vince scudetto, Coppa Italia e Supercoppa, è lui il cervello di quella squadra leggendaria. Un altro anno a Roma prima delle esperienze in Premier con Manchester United e Chelsea, e ancora in Serie A con l'Inter. Dichiarerà poi: La Lazio è il posto dove ho avuto maggiore costanza. Due anni sempre al massimo, senza cadute. Negli altri club ho fatto bene, ma ho anche avuto dei cali. Il suo rendimento, infatti, cala, ma lui riesce comunque a vincere una Premier con i Red Devils, e una Coppa Italia e un altro scudetto (assegnato dopo Calciopoli) con i nerazzurri. Diventato ormai giocatore di fama mondiale e punto fermo dell'Albiceleste, nel 2006 torna in patria. 

DI PADRE IN FIGLIO - In Argentina, ad accoglierlo a braccia aperte, c'è ancora l'Estudiantes, perchè il primo amore non si scorda mai. Vive una seconda giovinezza e riesce a riportare i Los Pincharratas a grandi livelli. Vince due titoli Apertura a livello di squadra e due premi come giocatore sudamericano dell'anno a livello personale. Il suo più grande capolavoro lo compie la notte del 16 luglio 2009 quando si gioca la gara di ritorno della Coppa Libertadores. Dopo aver giocato una partita magistrale, sotto gli occhi pieni d'orgoglio del padre, alza al cielo l’ambito trofeo da capitano. A 41 anni di distanza la storia si ripete, la Brujita ha emulato la Bruja.


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