Italia, parte il conto alla rovescia per il nuovo ct: ecco i cinque candidati

Cinque candidati alla panchina azzurra. Abbiamo analizzato uno per uno il loro calcio, dall'aspetto tattico al rapporto con i giocatori e l'ambiente esterno
Italia, parte il conto alla rovescia per il nuovo ct: ecco i cinque candidati

ROMA - Domani, contro Messi, fenomeno universale, l’Italia giocherà la 803ª partita della sua storia ma per disputare la sua 83ª gara mondiale dovrà aspettare 4 anni (si spera non oltre...). Bene, quel futuro da inseguire inizia a Manchester, sede della ripartenza post Svezia, dove verrà avviato però anche un altro cronometro, quello che segna il conto alla rovescia verso il primo atto davvero concreto di ricostruzione dopo lo choc costituito dalla mancata qualificazione a Russia 2018: la scelta del nuovo ct. L’orologio adesso è al polso di Gigi Di Biagio, che proverà a non farselo sfilare. Ma non sarà facile. Perché l’importanza del dopo Ventura non è una scorciatoia all’italiana (meglio un dito subito, che la luna forse... mai) ma la semplice forza della realtà: la Nazionale non può aspettare la nuova Federazione, il calcio riformato. Quando il Palazzo rinnovato sarà pronto, di certo se ne gioverà anche la squadra azzurra, espressione del movimento. Nel frattempo serve fare una scelta, la migliore possibile. E in via Allegri la road map, come si dice, è stata fissata, almeno nei tempi: l’ufficializzazione del nuovo ct avverrà a metà maggio (dopo la fine dei campionati), il suo esordio l’1 giugno, contro la Francia. Ecco i cinque nomi in corsa e le loro attuali percentuali.


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ROBERTO MANCINI (53 anni, tecnico dello Zenit) - Percentuale 30%
Motivazione al massimo, duttilità tattica, immagine positiva, 13 titoli in bacheca tra Italia, Inghilterra e Turchia


Ci tiene più di chiunque altro. Non da ora, da sempre. Avrebbe fatto carte false per diventare ct dopo Prandelli, ma allora in federazione comandava Lotito e per Mancini non c’era spazio. Ci tiene forse perché da azzurro non ha avuto quanto la sua classe avrebbe meritato. C’era Baggio e per lui non c’era spazio. La sua carriera da allenatore è stata finora piena di successi, ha vinto in Italia con l’Inter in Inghilterra col Manchester City e in Turchia con il Galatasaray, sa come si trattano i grandi giocatori, visto che è riuscito (uno dei pochi) a tranquillizzare (insomma) Mario Balotelli. Che con Mancio avrebbe sicuramente più di una chance in azzurro. Ecco, la Nazionale di Roberto Mancini potrebbe partire proprio dalla...ripartenza di Balotelli. Tornerebbe nel gruppo azzurro anche Criscito, l’esterno dello Zenit San Pietroburgo. Non ha mai avuto un unico riferimento tattico, un solo modulo su cui fossilizzarsi, Mancini schiera la squadra secondo le caratteristiche dei suoi giocatori: se ha qualità in mezzo al campo, spazio ai centrocampisti; se la trova sugli esterni, spazio alle ali. Questa duttilità è una delle sue garanzie, un marchio di fabbrica.

LA SUA ITALIA GIOCHEREBBE COSI'


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CARLO ANCELOTTI (58 anni, svincolato) - Percentuale 20%
Esperienza internazionale, gestione dello spogliatoio, bacheca ricca (20 titoli nazionali e internazionali)


Ancelotti ha un’identità precisa: è l’allenatore dei grandi club, dei grandi giocatori e dei grandi presidenti. Quando c’è da muoversi a quei livelli, Carletto è unico. Non sbaglia una mossa. Da Berlusconi a Florentino, è sempre andato d’accordo con tutti. Con i giocatori, ancora di più. Ma uno dei sogni della sua carriera è diventare ct della Nazionale, dove è stato prima come giocatore, poi come assistente di Sacchi in Usa ‘94. Nessun candidato raccoglie più consensi di lui. Ha il “tocco” del ct, non massacra con gli allenamenti, non è maniacale, non è ossessionato dal calcio, che vive nel modo giusto, con empatia, con una straordinaria capacità di relazionarsi con l’ambiente interno (spogliatoi) ed esterno (media). Ancelotti avrebbe il rispetto di chi ha vinto sempre e ovunque. Il suo calcio è sempre stato d’attacco perché ha sempre allenato squadre d’attacco, dal Milan dei numeri 10 al Real Madrid della Decima. Non ha avuto fortuna in Baviera, ma l’anno di distacco dalla panchina gli ha fatto bene, lo ha rigenerato e rimotivato. Che sia un allenatore da club, più che da Nazionale, lo abbiamo detto, ma è uno dei pochi a garantire sul piano del gioco anche alla guida di una selezione. E’ difficile che sbagli una scelta.

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ANTONIO CONTE (48 anni, tecnico del Chelsea) - Percentuale 20%
Conoscenza dell'ambiente, voglia di rivincita, determinazione, ha già guidato la Nazionale agli Europei in Francia nel 2016


Conte era in barca in alto mare quando Tavecchio (più in alto mare di lui) lo chiamò per offrirgli la panchina della Nazionale. E l’ex allenatore della Juventus, dopo un po’ di cortese insistenza federale e di fronte a un bel contratto, disse di sì. Col tecnico salentino, l’Italia è stata la sorpresa dell’ultimo Europeo. In Francia giocava un calcio aggressivo, tenace, era una squadra compatta, ecco, molto più squadra che selezione. In poco tempo, Conte era riuscito a trasmettere al suo gruppo (che poi era in buona parte il gruppo della sua vecchia Juve tre volte campione d’Italia) un’identità chiara e forte, contro la quale andò a frantumarsi anche la grande Spagna, che quel giorno concluse il suo ciclo trionfale. ItaliaSpagna 2-0 al Saint Denis di Parigi è stata forse l’ultima grande partita della Nazionale. Di quell’Europeo richiamerebbe di sicuro i suoi scudieri, Bonucci e Chiellini, poi De Sciglio, Darmian, Florenzi, Parolo e Insigne. Nessun dubbio su Bernardeschi, che Conte portò giovanissimo in Francia: sarebbe uno su cui puntare. Darebbe il via al processo di ringiovanimento, con Chiesa, Pellegrini e Spinazzola. Difesa a tre, ovviamente, e qui andrebbe sulla coppia esperta più Romagnoli, giocatore che ha sempre avuto la stima dell’ex ct.

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CLAUDIO RANIERI (66 anni, tecnico del Nantes) - Percentuale 10%
Esperienza in Italia e all'estero, sinesi del calcio italiano, concretezza. Ha 7 titoli in bacheca fra Italia, Spagna, Inghilterra e Francia


Claudio Ranieri è il più anziano dei cinque candidati (a cui si aggiunge un Mister X...). Ha 66 anni. E’ diventato famoso (anzi, è entrato nella leggenda) solo due stagioni fa quando ha portato una squadretta di provincia come il Leicester alla conquista della Premier League. E questo è uno dei problemi del calcio che comunica solo quello che vuole comunicare: Ranieri è un grande allenatore che i media non hanno preso nella dovuta considerazione. Eppure ha allenato tutte le grandi squadre italiane (gli manca solo il Milan), oltre a Valencia, Atletico Madrid, Chelsea, Monaco, Leicester e Nantes, che oggi è sesto in Ligue 1. La sua esperienza, come numero di club italiani e stranieri, supera perfino quella di Ancelotti. Ha vinto col Cagliari, portato la Coppa Italia (e poi la Supercoppa) a Firenze dopo vent’anni dall’ultimo successo, salvato il Parma, sfiorato lo scudetto a Roma, trionfato a Valencia e fatto la storia a Leicester. Il calcio di Ranieri è la sintesi ideale del calcio italiano. E’ fatto di concretezza. Giovani o vecchi non fa differenza, per Claudio contano la qualità e la professionalità. Nemmeno lui ha un modulo fisso: contano i giocatori prima di tutto.

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LUIGI DI BIAGIO (46 anni, attuale ct) - Percentuale 10%
Esperienza federale, conoscenza dei giovani italiani, ingaggio basso. E' stato ex ct dell'U21. Dopo un'esperienza alla Cisco Roma ha sempre guidato le selezioni azzurre


Si parla di lui come di un Vicini-bis. Ed è un bell’augurio, un bel modo di proporre la candidatura. Anche Vicini, che prese il posto di Enzo Bearzot dopo il fallimento di Messico ‘86, era di estrazione federale, anche Vicini era stato allenatore della Under 21 prima di diventare ct della Nazionale maggiore. Aveva una conoscenza dei giovani che nessun altro poteva vantare. Negli ultimi 30 anni di Nazionale, dall’‘88 a oggi, probabilmente la squadra più elettrizzante, più tecnica, più bella da guardare è stata proprio la prima di Vicini, quella dell’Europeo ‘88. Di Biagio ha già portato con sé i ragazzi più promettenti, come Chiesa e Cutrone. Nel 2020, all’inizio del prossimo Europeo, Chiesa avrà 23 anni, sarà più esperto ma avrà la stessa esuberanza di oggi. Potrebbe essere il timbro della Nazionale di Di Biagio. E con lui Bernardeschi, Pellegrini, Spinazzola lo stesso Cutrone, tutta gente che Gigi ha già allenato. Nel dopo-guerra abbiamo vinto tre competizioni, un Europeo e due Mondiali. Due di questi trofei sono arrivati con i tecnici nati in federazione, Ferruccio Valcareggi nel ‘68 ed Enzo Bearzot nell’‘82. Anche questo potrebbe diventare un segno distintivo, il modo di Di Biagio di occupare un ruolo così ambito.

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ROMA - Domani, contro Messi, fenomeno universale, l’Italia giocherà la 803ª partita della sua storia ma per disputare la sua 83ª gara mondiale dovrà aspettare 4 anni (si spera non oltre...). Bene, quel futuro da inseguire inizia a Manchester, sede della ripartenza post Svezia, dove verrà avviato però anche un altro cronometro, quello che segna il conto alla rovescia verso il primo atto davvero concreto di ricostruzione dopo lo choc costituito dalla mancata qualificazione a Russia 2018: la scelta del nuovo ct. L’orologio adesso è al polso di Gigi Di Biagio, che proverà a non farselo sfilare. Ma non sarà facile. Perché l’importanza del dopo Ventura non è una scorciatoia all’italiana (meglio un dito subito, che la luna forse... mai) ma la semplice forza della realtà: la Nazionale non può aspettare la nuova Federazione, il calcio riformato. Quando il Palazzo rinnovato sarà pronto, di certo se ne gioverà anche la squadra azzurra, espressione del movimento. Nel frattempo serve fare una scelta, la migliore possibile. E in via Allegri la road map, come si dice, è stata fissata, almeno nei tempi: l’ufficializzazione del nuovo ct avverrà a metà maggio (dopo la fine dei campionati), il suo esordio l’1 giugno, contro la Francia. Ecco i cinque nomi in corsa e le loro attuali percentuali.


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