Il campionato delle follie

Il campionato delle follie© LAPRESSE
Alberto Polverosi
4 min

Roma e Atalanta hanno visto Inter e Torino e le hanno copiate. Due partite identiche. Che gli allenatori italiani abbiano deciso di dividersi la gara un tempo ciascuno? Di sicuro a noi così va bene, ci divertiamo e non poco.

All’Olimpico stessa follia di San Siro, ma con due gol in più e con uno spettacolo ancora più bello. Partiamo proprio dallo spettacolo. Un tempo straordinario dell’Atalanta, un tempo di rincorsa, di orgoglio, ma anche di gioco della Roma. Gioco che alla fine Di Francesco ha trovato per due ragioni. La prima: la squadra di Gasperini aveva speso tutto, sicuramente troppo, nel primo tempo. La seconda: la logica ha preso il sopravvento sulla forzatura. Pastore è un trequartista, non un’ala e tanto meno un interno. Devono essere le qualità dei giocatori a determinare un modulo, non l’impalcatura mentale del tecnico. Se Di Francesco, come sembra, punta sull’argentino, deve metterlo dietro alla punta centrale, come è accaduto nella ripresa. Due mediani di spessore (fisico e atletico), vale a dire De Rossi e Nzonzi, due ali vere, un centravanti vero e un trequartista vero. Così si è vista la vera Roma, anche se i difetti vanno limati. E pazienza se il 4-3-3 perderà un iscritto della prima ora.

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Il pari finale non cancella il primo tempo in cui la Roma è stata ridicolizzata. Qualche giorno fa Gasperini aveva detto, un po’ turbato e un po’ irritato, che l’Atalanta aveva fatto un «mercato triste». Poi vedi Zapata, Pasalic e Rigoni, la sintesi di quel mercato triste, che imperversano all’Olimpico, e pensi che quel giorno il Gasp avesse voglia di scherzare, di prendere in giro tutti. Dopo aver ammirato l’Atalanta schiantare il Frosinone sul piano della corsa e del ritmo, potevamo immaginare che anche la Roma avrebbe avuto delle difficoltà, ma quanto è accaduto per 45' all’Olimpico è stato imbarazzante. In una partita così fisica e atletica, a Di Francesco sarebbe servito Strootman, non uno solo, una mezza dozzina di Strootman. La sua partenza induce, diciamo pure spinge, l’allenatore alla linea tecnica con giocatori offensivi. Ora De Rossi ha una sola alternativa, Nzonzi, e se i due giocano insieme possono reggere una struttura d’attacco così piena di talento, ma poco propensa alla copertura. Il problema, oltre che per Di Francesco è anche per Mancini: quando il tecnico della Roma ha ribaltato la squadra, ha bocciato il centrocampo giovane e italiano di Cristante e Pellegrini. Non è una buona notizia per il ct.


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