Allegri e Ancelotti, in panchina con il genio

Due allenatori della stessa risma: istintivi e astuti, si fidano più del fiuto che della scienza
Allegri e Ancelotti, in panchina con il genio© Getty Images
Alberto Polverosi
3 min

ROMA - Fino all’anno scorso era più facile, quasi scontato. La differenza fra l’allenatore della capolista e il tecnico dell’inseguitrice era così evidente, così ampia, così totale che non si faceva fatica a descriverne i modi opposti, i pensieri opposti, i mezzi opposti. In comune (forse...) avevano solo lo stesso fine, vincere il campionato. Per tre anni Allegri ha vinto lo scudetto e Sarri è arrivato dietro. Max voleva vincere e poi giocare, Maurizio voleva giocare per vincere. Adesso il compito si è fatto più difficile, le differenze fra l’allenatore capolista e l’allenatore che insegue sono davvero sottili. Sotto tanti aspetti quando parli di Allegri ti sembra di parlare di Ancelotti e viceversa. Sono due allenatori “naturali”, non appartengono alla categoria dei maniaci, non faticano a trovare l’idea, a individuare la soluzione del problema, non si arrovellano, non si macerano, non impazziscono con i dati statistici.

Sorridono alla vita che con loro è stata generosa, almeno sul piano professionale. Hanno un’arma affilata e rarissima nella categoria a cui appartengono: dissacrano il loro ruolo, non il loro lavoro, prendono sul serio il calcio ma non quanto ci gira intorno, a cominciare da chi appartiene alla stessa categoria e si crede uno scienziato. Sono due vecchi marinai, di quelli che immagini con la pipa in bocca e la maglia a strisce orizzontali mentre scrutano l’orizzonte e sanno perfettamente da che parte tirerà il vento.

Dentro lo spogliatoio, nessuno ha il naso di quei due. Non la scienza, ma l’intuito è la loro forza. La differenza sta solo nel posto che per tutt’e due è l’essenza del loro lavoro: la bacheca. Ed è una differenza che pende a favore di Carletto con le tre Champions League oltre alla beffarda finale di Istanbul. Allegri può vantare solo due finali della stessa Coppa. Come peso specifico, vince il reggiano. Anche come quantità, 11 trofei per lo juventino, 20 per il napoletano. Ma nella sala delle loro vittorie c’è un’ulteriore differenza: Allegri l’ha inaugurata solo 10 anni fa, quando è stato assunto da Cellino a Cagliari per il suo primo anno di Serie A, mentre Ancelotti nel 2008 aveva già alle spalle 12 campionati di A e stava per iniziare la sua carriera internazionale col Chelsea. Non solo. Se limitiamo la ricerca nei nostri confini, la distanza si ribalta, i trofei italiani di Allegri restano 11, quelli di Ancelotti si abbassano a 9. Dentro quei 9, però, ci sono sempre due Champions e una Coppa del Mondo.


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