Lazio, Leiva esclusivo: «Penso solo a vincere»

Il leader brasiliano si confessa a poche ore dal suo primo derby dopo averne vissuti tanti in Premier: «Lazio e Roma grandi, i dettagli decisivi, noi dovremo giocare nello stesso modo di sempre»
Lazio, Leiva esclusivo: «Penso solo a vincere»
Fabrizio Patania e Daniele Rindone
4 min

ROMA - Nato leader, cresciuto con l’esempio di Gerrard, salutato come un faraone dal Liverpool, Lucas Leiva oggi governa il centrocampo della Lazio. Occhi celesti, trentuno anni da festeggiare il 9 gennaio, proprio come la società biancoceleste, un altro segno del destino. Il ds Tare, dovendo sostituire Biglia, ha scelto un uomo-squadra di livello ancora superiore. Personalità, mentalità vincente, carisma. Ecco cosa trasmette quando lo vedi fuori dal campo. Il brasiliano si è imposto in fretta perché la filigrana del campione è stata subito riconosciuta dalla squadra e all’interno dello spogliatoio. Ieri, alle due del pomeriggio, lo abbiamo incontrato a Formello. Il brasiliano si è presentato con puntualità svizzera e in mezz’ora, prima di scendere nello spogliatoio a cambiarsi per l’allenamento, ci ha raccontato tutto o quasi. Dal Liverpool al Brasile, passando per le sue origini italiane. Il padre di suo nonno Artemio era nato in Toscana, era un contadino, si trasferì a Dourados, nel Mato Grosso do Sul, Brasile meridionale, dove la famiglia Leiva oggi possiede una fattoria. Terra di gauchos. Lucas, nei prossimi mesi, andrà a cercare quel paesino in Toscana, di cui oggi ancora non sa con precisione il nome, per capire da dove era arrivato il suo bisnonno. Mancano poche ore al suo primo derby con la Roma: ha vissuto l’avvicinamento con estrema tranquillità e la convinzione di poterlo vincere solo attraverso un’altra grande prestazione di squadra, facendo attenzione ai dettagli. Concetti spiegati senza presunzione, usando lo stesso radar e il medesimo senso tattico espressi sul campo. Pensava di rispondere in portoghese o in inglese, ha retto l’intera intervista parlando in italiano. Molto meglio di diversi altri stranieri transitati da Formello, eppure si trova qui solo da tre mesi. Altro segno distintivo. Lucas Leiva non è uno dei tanti. E’ un altro Klose per la Lazio.

Lucas Leiva Pezzini, origini italiane, è nato il 9 gennaio, come la Lazio. E’ stato un motivo in più per accettare la proposta di Tare e Lotito l’estate scorsa?
«No. Quando mi ha chiamato l’agente e mi ha prospettato la possibilità di venire alla Lazio ci ho pensato molto bene. Dopo dieci anni a Liverpool, avevo bisogno di una nuova sfida e la Lazio, il campionato italiano, la città di Roma, erano tutti fattori molto positivi per decidere di venire qui a giocare. Ha influito anche la stagione passata, è stata positiva per la Lazio e l’opportunità di giocare in Europa League mi ha convinto in modo definitivo. Ho capito quanto fosse importante per me accettare la proposta».

È arrivato dopo metà luglio, ma quando ha saputo per la prima volta dell’interesse della Lazio nei suoi confronti?
«Diciamo a giugno, ero in vacanza, ma il mio procuratore mi ha spiegato anche che bisognava aspettare. La situazione di Biglia era ancora aperta, anche io volevo tornare al Liverpool e parlare con loro. Ho avuto ai Reds una relazione sempre molto buona in questi dieci anni, non mi hanno ostacolato o creato problemi».

Mancano poche ore al derby con la Roma. Qual è il suo primo pensiero?
«Vincere. Lo so, è una partita diversa, perché si tratta di un derby, ma noi calciatori dobbiamo comportarci e fare quello che è stato fatto nelle altre partite. E’ una sfida importante di campionato, assegna tre punti, certamente per i tifosi ha un significato differente, ma in campo dobbiamo fare lo stesso come tutte le scorse settimane».

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Se potesse togliere un giocatore alla Roma, chi sceglierebbe?
«Dzeko. Ho giocato contro di lui molte volte a Liverpool. E’ molto bravo, alto, forte fisicamente, ma possiede tante qualità tecniche, calcia con i due piedi, mi piace molto».
 

Leggi l'intervista completa sull'edizione odierna del Corriere dello Sport-Stadio

 


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