ORA TUTTO IL POTERE A EUSEBIO di G. D'Ubaldo
I problemi della Roma nascono da lontano. Dalla campagna trasferimenti appena conclusa, ma anche da quella di un anno fa. Conclusa dall’acquisto più oneroso della storia della società: quello di Patrik Schick. Quaranta milioni per un giovane talentuoso, tendenzialmente una prima punta, quando Di Francesco aveva chiesto un attaccante con altre caratteristiche. La Roma ha inseguito per tutta un’estate Mahrez e anche quest’anno non è riuscita a prendere un attaccante esterno mancino con fisicità, come aveva chiesto l’allenatore, ribadendolo anche venerdì sera. Aveva chiesto Berardi, non è arrivato. Lo spregiudicato cambio di modulo, per il quale Di Francesco con lealtà ha ammesso subito a caldo di aver sbagliato, è stato dettato anche dal tentativo di dare spazio a Schick. Ci ha provato, non ha funzionato. E l’ex sampdoriano non può giocare da esterno destro. Il tentativo dello scorso anno era già naufragato, inutile e controproducente riproporlo. De Rossi e Nzonzi sono due centrali omologhi. Schiacciati e paralleli, nessuno dei due accompagna l’azione. Non possono giocare insieme. Per mettere Pastore in condizione di rendere al meglio l’allenatore le ha provate tutte: mezz’ala, attaccante esterno, trequartista, tre ruoli in tre partite. Niente, l’argentino a Milano camminava, è stato costretto a sostituirlo. Di Francesco deve avere la libertà assoluta di andare avanti con il 4-3-3, il modulo che gli ha dato soddisfazioni, sul quale lavora - perfezionandolo - da quando ha deciso di fare l’allenatore. [...]