De Rossi: «Tutti sotto esame. La Roma va male? Ecco perché...»

Il capitano giallorosso: «Il dispiacere per chi è stato ceduto doveva essere assimilato meglio. La Juve? Sentiamo tanta pressione addosso»
De Rossi: «Tutti sotto esame. La Roma va male? Ecco perché...»© LAPRESSE
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ROMA - "Le grandi squadre hanno bisogno di grandi giocatori e di grandi uomini, gente che ha in testa dalla mattina alla sera il risultato della domenica dopo. E' questo quello che ho imparato dai miei avversari juventini, che sono poi compagni di nazionale, e in questo mi sento più simile a loro: più invecchio, più mi sento simile a quel tipo di mentalità". Daniele De Rossi ancora non sa se sarà in campo sabato sera all'Allianz Stadium, non nasconde l'ammirazione per alcuni juventini, avversari di mille battaglie ma anche compagni in azzurro. "La famiglia è importante ma il calcio è il mio primo pensiero, la cosa che mi rende felice quando lo faccio bene e non riesco più a farlo passare in secondo piano - racconta a DAZN - Uno che arriva al campo concentrato, fisicamente a posto, pronto ad allenarsi non deve essere per forza romanista, 'curvarolo', che bacia la maglia quando segna, per essere determinante in campo".

Guardando alla sfida con la Juve, De Rossi ammette che "abbiamo tanta pressione addosso, per via della nostra classifica, delle prestazioni. E' un momento delicato, stiamo facendo meno bene di quello che dovremmo e siamo tutti sotto osservazione, compreso il mister. Per questo dobbiamo fare una grande partita", per quanto la pressione non viene solo dalla situazione che sta vivendo la Roma "ma anche perché davanti abbiamo l'avversario più forte che c'e'".

LE MOTIVAZIONI - Ma cosa non sta funzionando nella Roma? De Rossi un'idea se l'è fatta. "I nuovi sono forti ma si è parlato troppo di quello che abbiamo perso e questo peso è finito sulle spalle di chi è arrivato. Il dispiacere per chi è andato via doveva essere assimilato da parte di tutti in maniera più sciolta ma i nuovi stanno comunque migliorando e si stanno integrando bene". De Rossi è fermo da fine ottobre, per una lesione alla cartilagine che non esita a definire "l'infortunio più grave della mia carriera, non mi era mai capitato di stare così tanto fuori. Piano piano sto rientrando in gruppo ma devo stare attento, credo di essere ancora abbastanza indietro: in campo c'è da correre, da mettere il piede e non è così facile".

Proiettato verso l'ottavo di finale col Porto, la squadra che costò la fase a gironi della Champions alla Roma due anni fa ("è stata una pagina nera della mia carriera, la mia espulsione ci aveva penalizzato, un peso che ho sentito tanto dentro di me"), De Rossi si guarda indietro senza rimpianti. "Sono un privilegiato, ho fatto il lavoro che amavo, nella città che amavo, nella squadra che amavo. Mi pesa vedere il burrone sotto di me, vedere la fine più vicina: questo infortunio mi ha fatto assaporare cosa significherà, farà male quando mi staccherò da questo lavoro. Siamo agli sgoccioli, alla fine, e più che un rimpianto è un dispiacere".

IL FUTURO - Ma il suo futuro sarà ancora nel calcio, come allenatore, "anche se la cosa che mi spaventa di più è che dovrò fare 100 interviste a settimana - scherza - Papà (che allena la Primavera della Roma, ndr) mi dice di non farlo, che è un lavoraccio. Io comunque non mi ci vedo ad allenare i ragazzi come fa lui, non ho la sua stessa pazienza, ma da lui posso imparare tante cose. Ci proverò, non sono sicuro di essere capace ma studierò per farlo. Dopo che smetterò viaggerò tanto e sfrutterò le mie conoscenze, andando magari a spiare ex compagni che sono diventati grandi allenatori". (in collaborazione con Italpress

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