Leonel Miranda e la favola del Defensa y Justicia

E' un regista, ha 25 anni, è argentino e sta facendo la differenza nel club gialloverde, l'unico ancora imbattuto in campionato: primo posto e spettacolo, una scalata cominciata nel 2014 con la promozione in Primera Division.
Leonel Miranda e la favola del Defensa y Justicia
Stefano Chioffi
5 min

ROMA - Il valore di un’identità, il senso di appartenenza, la condivisione, la “fuerza de los sentimientos” e della coerenza. Le radici sono queste, come racconta il presidente José Lemme: “Il nostro segreto? Seguire una direzione e non tradirla mai”. Concetti che emergono anche in quelle bandiere appese alle finestre delle case, nei murales che colorano di giallo e verde tanti quartieri, nei discorsi sugli autobus e nei bar, allo stadio Norberto Tomaghello, nell’orgoglio della gente che sta imparando a memoria la formazione come una poesia: Ezequiel Unsain in porta, Julio Gonzalez e Rafael Delgado sulle fasce, Lisandro Martinez e Alexander Barboza al centro della difesa. Leonel Miranda in regia, tra Domingo Blanco e Nicolas Castro. Un tridente formato dal centravanti Nicolas Fernandez e dagli esterni Ciro Rius e Matias Rojas. 

L’ANELLO - E’ un vincolo fortissimo quello che unisce una città frequentata da tanti studenti come Florencio Varela (400.000 abitanti, sede dell’Universidad Nacional Arturo Jauretche, 38 chilometri da La Plata, provincia di Buenos Aires) e la sua squadra di “futbol”, il Defensa y Justicia, che si sta facendo conoscere persino all’estero: la nascita nel 1935 in un terreno agricolo di “calle Mitre”, l’idea condivisa di un gruppo di amici innamorati del pallone, davanti a una vecchia auto abbandonata, un campionato da protagonista, il primo posto, l’unico club ancora imbattuto nella Superliga argentina, dodici vittorie, sei pareggi, 42 punti, gli stessi del Racing di Avellaneda, +10 sul Boca Juniors e +13 sul River Plate, che ha conquistato a dicembre la quarta Coppa Libertadores della sua storia. 

BIELSA E SAMPAOLI - Trenta giocatori, nessuna stella, solo tre stranieri: l’uruguaiano Ignacio Gonzalez e i paraguaiani Julio Gonzalez e Matias Rojas. E’  il magnifico presente del Defensa y Justicia (chiamato “el Halcon”, il falco), che cinque anni fa era iscritto al torneo di “Primera B Nacional” e ora lotta per il titolo e partecipa alla “Copa Sudamericana”, l’equivalente dell’Europa League. E’ allenato da Sebastian Beccacece, 38 anni, carattere esuberante, discepolo di Marcelo Bielsa e assistente per tredici stagioni di Jorge Sampaoli, che dopo i deludenti risultati nella nazionale argentina ha firmato un contratto con il Santos. Capelli lunghi come Claudio Caniggia, il 4-3-3 come principio di base, l’amicizia prima degli schemi, grande comunicativa con i giocatori, “el revolucionario” della Superliga, come è stato definito dai giornali. All’inizio di febbraio ha festeggiato il gol della vittoria per 2-1 contro il San Martin di Tucuman correndo e urlando davanti a una telecamera: stessa scena di Diego Maradona dopo il suo gol alla Grecia nel Mondiale del 1994 negli Stati Uniti. 

LA FILOSOFIA - Beccacece è nato a Rosario, è stato ingaggiato il 6 luglio del 2018, ha costruito il Defensa y Justicia scegliendo gli esuberi dei grandi club. Pilota una squadra che diverte offre un calcio da playstation. Lo aveva cercato il Boca Juniors, dopo il divorzio con Guillermo Barros Schelotto, ma ha deciso di rimanere a Florencio Varela. Il giocatore più famoso del gruppo è Jonas Gutierrez, mezzala, classe 1983, ex Maiorca e Newcastle, tornato in campo dopo un tumore quando era in Premier League. E’ uno dei più amati dal popolo dello stadio Norberto Tomaghello, che fino al 2014 (quando centrò la promozione con l’allenatore Diego Cocca in panchina e con i 24 gol di Juan Martin Lucero) aveva una capienza di settemila spettatori e adesso può ospitare quasi 18.000 persone. 

ROJAS E FERNANDEZ - Il capitano è Barboza, 23 anni, regista difensivo, arrivato in prestito dal River Plate, riscattato subito e blindato con un contratto fino al 2021: gioca in coppia con Lisandro Martinez (classe 1998), strappato al Newell’s Old Boys con 850.000 dollari e ora nel giro della nazionale Under 20. Barboza e Martinez sono decisivi nel motore del Defensa y Justicia come Leonel Miranda, classe 1994, un metro e 70, destro naturale, lasciato libero dall’Independiente e tornato in Argentina dopo una breve esperienza in America con la maglia degli Houston Dynamo. Miranda, che tutti chiamano “Lolo”, organizza la manovra, in base alle pagelle dei giornali è il play più apprezzato nella Superliga. Domingo Blanco (classe 1995, ottenuto gratis dall’Independiente fino a giugno) e Nicola Castro (1984, preso a luglio da svincolato) completano il reparto centrale, regalando sostanza e qualità. Preziosa la spinta sulla fascia sinistra di Rafael Delgado (1990), che era finito ai margini nel Rosario Central e nell’Estudiantes. Magica l’intesa tra Matias Rojas, 23 anni, colpi da trequartista, scoperto nel Cerro Porteño, sette gol in Superliga, e Nicolas Fernandez (1996), cresciuto nel vivaio del Defensa y Justicia, a segno cinque volte, valeva cinquantamila dollari e ora costa sei milioni. L’altro leader è Unsain, classe 1995, ex portiere del Newell’s Old Boys, rimasto fermo in passato per un anno a causa di una frattura della mascella, dopo una ginocchiata di Carlos Tevez durante una partita con il Boca Juniors allo stadio della “Bombonera”. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA