Non ci resta che il crimine, intervista a Edoardo Leo: «Totti lo farei giocare ancora»

L'attore, insieme a Gianmarco Tognazzi e Massimiliano Bruno, ci sono venuti a trovare in redazione per un'intervista esclusiva fra i miti degli anni '80, il cinema e tanto pallone
Non ci resta che il crimine, intervista a Edoardo Leo: «Totti lo farei giocare ancora»
Simone Zizzari
5 min

ROMA - Ispirato nel titolo e nello spirito al film del 1984 di e con Benigni e Troisi, Non ci resta che piangere, arriva nella sale del nuovo anno dal 10 gennaio con 400 copie distribuite da 01, l'ultimo lavoro di Massimiliano Bruno: Non ci resta che il crimine con Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi e Ilenia Pastorelli. Un vero super-cast per raccontare la storia di tre amici di lungo corso (Tognazzi, Gassmann e Giallini) che nella Roma attuale pensano di sbarcare il lunario organizzando un tour sui luoghi della Banda della Magliana. Tutto sta per partire, ma ci si mette di mezzo una porta spazio-temporale che conduce i tre negli anni '80, proprio nei giorni dei Mondiali di Spagna. Non solo, questo viaggio li porterà a ritrovarsi, faccia a faccia, con alcuni membri della Banda compreso il famoso Renatino (Leo) legato a una esuberante amante molto naif (interpretata da un'inedita Pastorelli in versione erotica). Da qui una commedia dai risvolti fantasy che è anche un'evidente operazione nostalgia: si va dai jeans a zampa d'elefante ai giubbotti di pelle e camicie strizzate, dagli stivaletti alla Beatles ai Ray-Ban specchiati, dalle moto Honda 350 Four all'insuperabile fascino delle Alfa Gt coupè.

«Dirigere un cast del genere è stato un po' come fare il ct della Nazionale attori», ci ha raccontato sorridendo Massimiliano Bruno che insieme ad Edoardo Leo e Gianmarco Tognazzi ci è venuto a trovare in redazione per un'intervista esclusiva. Con i tre attori abbiamo parlato di tutto, dai miti degli ani '80 al cinema fino al calcio, ovviamente.

Proprio a proposito di pallone, è ancora vivo il ricordo della visita a Coverciano quando tutto il cast andò per presentare il film alla presenza, fra le altre autorità pallonare, anche del ct Mancini. «Coverciano l'hai sempre sentita nominare ma sembrava più un'emntità astratta, poi quindi immaginare il nostro piacere nell'andarla a scoprire dal vivo», ci ha raccontato Leo che ha poi aggiunto: «Sono rimasto colpito dalla maglia di lana indossata a Zoff nel '78 quando difendeva i pali della Nazionale. Non oso immaginare quanto potesse pesare quando pioveva...».

Bruno ha sottolineato l'educazione degli ex campioni del mondo dell'82 che hanno incontrato a Coverciano: «Siamo abituati a pensare che i personaggi dello spettacolo siano colti e preparati e invece spesso non è così. Mi ha sorpreso vedere invede l'educazione e la cultura di questi signori straordinari che abbiamo incontrato in Toscana». 

Si passa poi a parlare di fede sportiva. Comincia Leo che ha confermato come il suo idolo degli anni '80 sia stato Bruno Conti. «Io da ragazzino giocavo sempre a pallone con gli scarpini Pantofola d'oro. Totti troppo marginale in questa Roma? Non saprei, pensa che io lo farei giocare ancora. De Rossi? Quando smetterà diventerà un grande allenatore. Come si fa a convincere un bambino a non tifare oggia Juve? Grazie al cielo la fede non è fatta solo di vittorie ma anche di miti». 

La palla passa poi a Tognazzi, di nota fede rossonera: «Higuain? Speriamo si sia sbloccato con il gol prima della sosta, è un giocatore comunque importante per il Milan. Ibrahimovic? Mi piacerebbe farlo tornare per il suo carattere. Quale campione del Milan del passato vedrei bene in questo attuale? Impossibile sceglierne uno: comincerei comunque da Baresi e Maldini. Quale dei giocatori attuali non crederei mai? Donnarumma e Suso ma in generale nessuno del vivaio milanista».

Ultima battuta con Massimiliano Bruno, tifoso juventino: «Vincere in Italia non annoia mai, soprattutto fino a quando non si riuscirà a vincere in Europa. Non pensavo che Ronaldo potesse venire alla Juve. Allegri non è il miglior tecnico che abbia avuto la Juve ma è quello più fortunato ad aver trovato la formazione più idonea al suo gioco».


© RIPRODUZIONE RISERVATA