Gli esport secondo Simone "Akira" Trimarchi

Simone "Akira" Trimarchi ci parla dell'attuale situazione degli esport in Italia e dei progetti futuri targati Pro Gaming Italia.
Gli esport secondo Simone "Akira" Trimarchi
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Durante la Milan Games Week, manifestazione dei videogiochi tenutasi presso Rho-Fiera dal 5 al 7 Ottobre, abbiamo avuto la possibilità di intervistare uno dei personaggi più importanti dell’eSport in Italia, ovvero Simone “Akira” Trimarchi, Head of Content & eSports caster presso ProGaming Italia, azienda leader in Italia negli eSport e nell'organizzazione di eventi legati all'industria videoludica, licenziataria del marchio ESL nel nostro paese.

Partiamo dalla partnership con Vodafone: cosa avete in programma per la stagione 2018/2019?

Abbiamo in programma moltissime novità ma non posso ancora svelarle tutte. Ciò che posso già annunciare è che ci rivedrete in cattedrale al Lucca Comics & Games, importantissimo evento di quest’anno, e porteremo dei titoli che di sicuro saranno molto interessanti per il popolo eSport. Per quanto riguarda la partnership, il nostro campionato ESL Italia Championship cambia brand e si trasforma in ESL Vodafone Championship, quindi Vodafone abbraccia gli eSports e abbraccia addirittura un campionato competitivo di ESL che si svolge sui maggiori titoli italiani, come League Of Legends, Counter Strike, Rainbow6Siege, e un altro titolo che ancora non abbiamo annunciato, ma che annunceremo a breve.

Nonostante gli eSports stiano creando lavoro, perché secondo te c’è ancora molta gente che non li vede di buon auspicio?

È chiaro che l’umanità è sempre restia ad abituarsi al cambiamento. Il treno a vapore, i la TV e infine l’era di Internet e dei Social Network: tutto è stato visto di cattivo occhio inizialmente per essere poi accettato in seguito. Io ho 40 anni e moltissime persone della mia generazione vedono i videogiochi interi, non solo gli eSport, come una gran perdita di tempo. Ora che cominciano ad uscire le notizie relative a giocatori milionari e i genitori vedono i propri figli realizzarsi grazie alle competizioni di videogiochi, direi che la mentalità cambierà presto.

Invece, se il problema riguardasse i giovani di oggi?

Non dobbiamo preoccuparcene. Se esistono persone che a 20 anni giocano ai videogiochi, anche in modo amatoriale, ma trattano gli eSports in modo poco serio e pensano che viaggiare il mondo, conoscere amici, fare soldi, diventare famosi e inseguire una passione cosi grande non sia abbastanza “alla moda”, direi che non è una cosa di cui possiamo e dobbiamo preoccuparci. Non si può pretendere che tutti abbiano a cuore gli esport come li abbiamo noi, ma state sicuri che il numero di persone che continuerà a gradirli aumenterà di mese in mese.

Servizio a cura di GEC - Giochi Elettronici Competitivi


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