Il calcio di una volta di Eraldo Pecci e tre libri sul ciclismo

Racconti di un altro calcio, vissuti e scritti da Eraldo Pecci. E poi tre libri sul ciclismo: le più belle salite d'Italia descritte da Cassani, cento modi per ricordare Coppi il Campionissimo e un manuale con tutti i motivi (sono 98!) per amare la bicicletta
Il calcio di una volta di Eraldo Pecci e tre libri sul ciclismo
Massimo Grilli
6 min

(Furio Zara) E poi in fondo bisognerebbe sempre pensare che i calciatori non sono altro che bambini cresciuti che hanno realizzato il loro sogno. Giocare a pallone. Pensate, che privilegio. Qualcuno non se ne rende conto, altri - sia durante la carriera che dopo - ne sono grati a una qualche divinità celeste, forse al destino che ha baciato i loro piedi. Eraldo Pecci, da calciatore, è stato una talentuosa mezzala di governo che ha distribuito geometrie con le maglie di Bologna, Fiorentina e Napoli ed è entrato nella leggenda con quella del Toro, vedi alla voce scudetto del 1975-76. Era uno di quelli, Eraldo, convinti che la vita non finisse sulla linea di fondo, ma andasse un po’ in là. Ha vissuto la professione con serietà e disincanto, passione e leggerezza. Il libro che ha scritto - il secondo dopo «Il Toro non può perdere» in cui raccontava il poema granata - sta qui a dimostrarcelo. «Ci piaceva giocare a pallone: racconti di un calcio che non c’è più» somiglia a una lettera in una bottiglia, di quelle che i naufraghi nei romanzi dei pirati affidavano al mare, nella speranza che prima o poi qualcuno la raccogliesse. L’infanzia in Romagna, il primo campo che sembrava il Maracanà, gli amici di sempre, gli scherzi, il debutto in serie A, la nazionale, i viaggi, i compagni di squadra, la fauna dello spogliatoio. Intelligente e scanzonato, Pecci lo è sempre stato. Ha trattato il calcio - prima in campo e oggi in tivù all’«Altra Ds» in Rai - con affetto, ironia, indulgenza e un’umanità rara e preziosa. Impagabili due quadri che Eraldo dipinge con parole che rimangono nella memoria. Il dialogo con il padre, in un albergo americano, davanti a una finestra, e fuori andava in scena l’«American Dream». E poi la chiacchierata prima di un’amichevole con Pelè, un collega, come no, anche se allo stesso Eraldo viene da ridere a chiamarlo così, collega, pensa mo’.
CI PIACEVA GIOCARE A PALLONE, racconti di un calcio che non c’è più; di Eraldo Pecci, Rizzoli editore, 253 pagine, 17 euro

Il ciclismo ha una nutrita serie di appassionati anche in libreria, ecco tre proposte recenti:
Davide Cassani, ex ciclista professionista e commentatore televisivo, dal 2014 è Commissario Tecnico della nostra nazionale su due ruote. Qui ci presenta - con l’ausilio del collega Beppe Conti, grande esperto di questo sport - le salite più belle del nostro Paese, quelle che hanno consacrato gli eroi del ciclismo. Dal Sestriere all’Etna, passando per altre impennate storiche come lo Stelvio, il Gava, le Tre Cime di Lavaredo, il Terminillo, per finire sulla salita più dura d’Europa, quella dello Zancolan, è uno splendido giro d’Italia in salita, a metà tra i ricordi delle grandi imprese dei campioni della bicicletta e il manuale per il cicloamatore, con tanto di cartine, dati e informazioni per chi voglia mettersi alla prova sui tracciati resi epici da Coppi o Pantani. Con una appendice tecnica utilissima per chi vorrà cimentarsi, i quindici fondamentali itinerari ciclistici d’Italia.
Fausto Coppi era nato a Castellania, in provincia di Alessandria, il 19 settembre del 1919. Questo libro curioso e affascinante anticipa le celebrazioni per il centenario della nascita del Campionissimo rivivendo, a metà tra l’informazione e il collezionismo, la sua vita e i suoi tanti trionfi attraverso una originalissima rassegna di memorabilia dove appunto domina il numero 100. Diviso in dieci capitoli - le 10 imprese leggendarie, le 10 maglie più famose, le 10 cartoline rare… - questo libro ripercorre quindi la breve vita dell’Airone (scomparso nel 1960) attraverso le prime pagine dei giornali, le caricature, le fotografie più celebri, anche le figurine e i biglietti autografati, tra cui uno del 1944 inviato al nostro giornale, nel quale comunicava il suo avvenuto rientro in Italia dopo l’internamento in Algeria e la voglia di tornare a correre. Per gli appassionati di ciclismo, una chicca da non perdere.
Se siete appassionati di ciclismo e riuscite a vincere il moto di invidia che vi sorgerà spontaneo di fronte alle peripezie lavorative dell’autore (manager con esperienze a Berlino, Parigi, Londra e l’immancabile New York, vissute regolarmente sempre in sella a una bicicletta) allora questo libro potrà piacervi, e molto. Martin Angioni - figlio di un campione di equitazione, oro olimpico nel 1964 - qualche anno fa ha cominciato a pedalare e non ha più smesso. Qui ci regala una serie di motivi (è arrivato a 98) per cui vale la pena andare in bicicletta, mescolando filosofia («la bicicletta è anarchia», numero 64) a consigli sulla salute («Andando in bici passa il desiderio di bere o di fumare», numero 47), frasi un po’ così (la numero 1 è «In bici si può prendere il treno») ad alcune alle quali se provi ad obiettare hai sbagliato libro (numero 37: «la bicicletta è perfetta»). A noi è piaciuta più di tutti la numero 72 («La bicicletta è anche un’utopia») grazie ad una frase di Cesare Pavese, contenuta in una lettera indirizzata a Giulio Einaudi: «C’è una vita da vivere, biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere».
LE SALITE PIU’ BELLE D’ITALIA, segreti e preparazione, storia ed errori; di Davide Cassani con Beppe Conti; Rizzoli Editore, 318 pagine, 18 euro.
CENTOCOPPI, di Giacinto Bevilacqua e Renato Buffon; Alba Edizioni, 156 pagine, 15 euro.
LE 98 RAGIONI PER CUI VADO IN BICICLETTA, di Martin Angioni; Edizioni Utet, 245 pagine, 16 euro.


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