La biografia di Raiola e la Polonia al Mondiale dell'82

La prima biografia di uno dei più famosi procuratori di calciatori e le vicende - sportive e storiche - che fecero da cornice al grande Mondiale della Polonia del 1982
La biografia di Raiola e la Polonia al Mondiale dell'82
Massimo Grilli
5 min

Però che divertimento, se Mino Raiola fosse davvero imparentato con Al Capone, il più celebre gangster degli Anni Venti. Sarebbe davvero la curiosità più bella in una biografia già debordante di storie, chissà se tutte vere. Questa, del legame tra il nostro e Capone (la cui mamma si chiamava per l'appunto Teresa Raiola) è solo una delle tante chicche di questo divertente e documentatissimo libro - costruito anche e soprattutto con le dichiarazioni del protagonista - dedicato al più famoso dei nostri procuratori di calciatori. Uno capace di presentarsi, ad un pranzo con Galliani, con «abbigliamento improbabile, maglia a strisce tendenti al melange, pancia prominente e sorriso da venditore ambulante», come annota l’affettata Evelina Christillin. Ma, soprattutto, uno che può vantare una scuderia straordinaria di campioni sui quali ha costruito una incredibile macchina da soldi, per sé e per i suoi assistiti: 155 milioni di euro, tanto per fare un esempio, è la cifra che avrebbe prodotto l’alleanza tra Mino e Ibrahimovic, altro bel tipo pure lui («gnomo ciccione», così Zlatan apostrofa Raiola), tra il 2003 e il 2016. Di Raiola sappiamo molto: le origini campane, il trasferimento con la famiglia in Olanda, i primi affari con il Foggia di Zeman, e poi Nedved, Balotelli, Pogba, Donnarumma, Manolas, tanto per citare solo i principali campioni della sua scuderia. Non conoscevamo però altri particolari qui presenti, come la passione esagerata per il cibo e il senso dell’umorismo. Chianelli e Pisani parteggiano per Mino, che vedono come «l’esempio del caparbio provinciale che non ha mai vestito panni diversi da quelli indossati da ragazzo», uno soprattutto che non ha mai avuto paura, nella sua attività, di sporcarsi le mani. Però non nascondono i difetti, riportano gli attacchi sconsiderati («non si può fare calciomercato in questo albergo di merda», e «Pep Guardiola è un codardo, un cane», sono solo due delle sue perle), ma tirando le somme, lo definiscono semplicemente come «il miglior procuratore possibile, il professionista che tutti vorrebbero avere al proprio fianco nelle faccende burocratiche». E su questo probabilmente siamo d’accordo tutti.
RAIOLA, per i nemici Mino; affari e segreti del super procuratore dei calciatori; di Giovanni Chianelli e Angelo Pisani; Los Edizioni, 175 pagine, 14 euro.

(di Furio Zara) Vincemmo noi, ma loro non persero. Niente affatto, non persero mica: questo ci dice nel suo bel libro Alberto Bertolotto, il collega italiano che più ne sa di Polonia calcistica e dintorni. L’anno era il 1982. Noi eravamo l’Italia di Bearzot, i gol di Paolino Rossi, l’urlo di Tardelli, le parate di Zoff, Gentile che metteva la museruola a Maradona e Zico, il 3-2 al Brasile, il 3-1 alla Germania Ovest nel delirio del Bernabeu. Loro erano la Polonia. Li battemmo in semifinale: 2-0, Pablito doppietta. Giocavano a calcio, ma non giocavano solo a calcio. Portavano in giro per l’europa la loro storia. Una storia che proprio in quegli anni stava trasformando la Polonia. C’era stato il golpe del generale Jaruzelski, le città - da Danzica a Varsavia - erano sotto scacco, c’erano scioperi ovunque, la gente scendeva nelle piazze, chiedeva libertà e democrazia, nasceva il primo sindacato - «Solidarnosc» - riconosciuto da uno stato comunista. Gli uomini-faro della Polonia erano Zibì Boniek, quello che Gianni Agnelli definirà «Bello di notte», all’epoca - estate 1982 - pronto a fare il grande salto verso la serie A; e Lech Walesa, il leader di «Solidarnosc» e futuro premio Nobel per la pace (1993). Il racconto di Bertolotto si snoda attraverso la cronaca di quei giorni, i retroscena, le interviste e dà forma ad un libro che resta nella memoria di chiunque sappia che oltre il calcio c’è la vita, e anche quella bisogna rincorrerla. La prefazione è di Dino Zoff.
IL MUNDIAL DI KAROL, la nazionale polacca a Spagna ’82 fra il Papa, Solidarnosc e la legge marziale;  di Alberto Bertolotto, Alba Edizioni, 160 pagine, 15 euro.


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