L’anca dei giovani sportivi: “È importante la diagnosi precoce”

Non solo Sinner, l’anca è un’articolazione sempre più delicata negli sportivi juniores. Ne parla l’esperto
Alessandro Nizegorodcew
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L’infortunio di Jannik Sinner tiene in apprensione gli appassionati di tennis, italiani e non. I problemi all’anca (di varia natura) stanno influenzando anche l’attività di ragazzi che, nelle discipline più disparate, provano ad arrivare al professionismo. “Negli sportivi juniores possono verificarsi diverse problematiche legate all’anca – spiega il prof. Filippo Randelli, direttore del Centro di chirurgia dell’anca all’Istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano -: dalle più semplici tendiniti, come quella dello psoas o dei glutei, a quadri più complessi come gli esiti di lieve displasia (malformazione) dell’anca, non riconoscibile in età pediatrica, fino al cosiddetto conflitto femoroacetabolare. Quest’ultimo comprende una serie di diverse patologie, la più frequente delle quali si sviluppa in genere tra i 12 e i 15 anni, quando il femore sta per finire la propria crescita. In questo caso, a seguito di carichi ciclici eccessivi, si produce una protuberanza in più proprio a livello del collo del femore. Questo eccesso osseo fa sì che il movimento dell’anca non sia completamente libero, creando nel tempo dei danni all’interno dell’articolazione. Diverso invece il caso di una displasia lieve che, seppure non riconoscibile alla nascita, porta l’anca ad essere poco stabile. Questa instabilità, se sottoposta a continui stress, può creare ugualmente dei danni a livello articolare”.

Il Conflitto è una patologia che potremmo definire ‘nuova’?
“Il conflitto femoroacetabolare c’è sempre stato, ovviamente, ma è stato scoperto e ben definito, in tutte le sue varianti, solo a cavallo degli anni 2000, dal genio del Prof. Reinhold Ganz, a Berna. A tutt’oggi però si tratta di una patologia conosciuta in modo approfondito e trattata solo in pochi centri di chirurgia dell’anca al mondo. Questo porta spesso a fare diagnosi di conflitto in modo tardivo”

E la displasia?
“La displasia, nella sua forma più classica e severa, è una patologia ben nota da tantissimo tempo. Oggi vengono eseguiti screening nelle prime settimane di vita e, una volta scoperta, la displasia viene trattata per lo più con tutori, e meno con chirurgie, che permettono all’anca di crescere in modo normale. Diverso è il caso della displasia lieve, chiamata borderline, non riconoscibile dai test di screening, che da segno di sé solo in tarda età o nei giovani che praticano sport ad alta richiesta funzionale fin da piccoli.”

I problemi risultano subito evidenti?
“No, i sintomi appaiono di solito solo dopo qualche anno di attività. Il dolore non compare a causa della malformazione ossea di per sé ma quando si creano dei danni all’interno dell’articolazione. Nel caso del conflitto, ad esempio, quando questa protuberanza, chiama Bump o Cam, va a lesionare il labbro acetabolare, che potremmo definire come la guarnizione dell’anca, e/o la contigua cartilagine. Il processo patologico, se non arrestato, va poi a compromettere tutto il resto dell’articolazione fino a delineare un vero e proprio quadro di artrosi dell’anca”.

Come e quando si verifica il conflitto femoroacetabolare?
“Non si conoscono con certezza le cause. Sappiamo però che chi pratica sport con movimenti dell’anca ripetitivi e ciclici importanti, sviluppa più facilmente l’anomalia a livello femorale. Non possiamo dire con certezza che vi sia una relazione diretta tra determinate discipline e questo problema all’anca, ma nel basket e nell’ hockey, in particolar modo dei portieri di hockey, e, ahimè, nel tennis la patologia è abbastanza frequente”.

Come si risolve in conflitto?
Ridurre o modificare l’attività fisica, evitando i movimenti dannosi per l’anca, può essere molto utile per gli sportivi non professionisti. In questa categoria il riposo porta ad un effettivo miglioramento. Però l’unico modo per risolvere veramente un conflitto meccanico da esuberanza di parte del collo del femore è un intervento chirurgico, oggi più spesso eseguito in artroscopia. Di solito non ci si limita a rimuovere il conflitto ma si vanno a riparare anche i danni da esso provocati. Certo, se i danni sono riparabili. Infatti, prima di ogni altra cosa bisogna fare un preciso bilancio delle lesioni in essere attuando una diagnosi precisa tramite esami specifici”.

E la displasia “borderline”?
“Qui le cose sono più complesse perché rendere stabile un’anca instabile in un giovane sportivo con grande necessità di movimento non è cosa semplice. Si valuta caso per caso. Una fisioterapia che stabilizzi l’anca è però certamente il primo passo.”

Si può superare il problema conflitto femoroacetabolare anche senza operazione?
“Per certi versi ci si può convivere, anche da atleti, attraverso terapie infiltrative e un training specifico atto ad evitare i movimenti lesivi. Se però c’è un conflitto sintomatico (doloroso) e le lesioni articolari sono reversibili o curabili, a mio avviso, va rimosso. Si tratta di una scelta difficile da fare ma se i presupposti sono corretti è quella giusta. In effetti ci sono tante variabili, ma se la diagnosi è precoce e l’atleta è giovane, vi è una buonissima possibilità di tornare ad alto livello. Ho operato un anno un fa un tennista juniores che ora si sta allenando ad alta intensità con ottimi risultati. Ma aveva tutti i presupposti giusti”.


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