© AFPSSul 29 a 31 al quarto, e quindi sul 2-2, ci stavamo preparando a trasferirci dall’entusiasmo alla delusione, da “Sorelle d’Italia” a “Grazie ragazze” o al micidiale “Brave lo stesso”. Un classico, dalle nostre parti: nello sport, più che in altri settori della vita, siamo bipolari. Lo sport, però, è anche l’unico momento totalmente italiano che c’è rimasto: litighiamo su tutto, italiani contro italiani, social contro asocial, solo nello sport ritroviamo un po’ dell’unità perduta. Quando vinciamo. Già, perché viviamo per il risultato, una vittoria o una sconfitta cambia percezioni, giudizi, atteggiamenti: se Egonu e Malinov, Chirichella e Cambi, De Gennaro e Danesi, Sylla e le altre azzurre non avessero trovato la forza di reagire alla seconda rimonta delle cinesi arrendendosi all’ultimo, pur dopo aver mostrato una straordinaria pallavolo, le avremmo accompagnate nella periferia delle emozioni. L’ex selezionatore dei maschi e bronzo olimpico Mauro Berruto l’ha risolta con le parole del suo amico Alessandro Baricco: “Sfila via i fatti dalla realtà, ciò che resta è storytelling”. Sintesi perfetta: siamo in finale, tutto il resto è già stato scritto. Ragazze, vi amiamo. Oggi è molto più semplice.