Promossi quei personaggi che hanno portato qualcosa di nuovo, di interessante e di positivo al calcio italiano. Nella lista aggiungiamo anche i quasi 10 milioni di tifosi (9.525.758 per la precisione) che hanno riempito gli stadi da agosto a maggio (media di 25.068 a partita)
Scegliamo un solo frammento della stagione del capocannoniere, l’uscita dal campo a Udine dopo la doppietta (seppure su rigore) contro il Liechtenstein, con la maglia azzurra che tornava a indossare da titolare dopo 9 anni. Lo stadio si è alzato in piedi e l’ha accompagnato in panchina con un lunghissimo applauso. Non è solo un grande bomber, è un esempio che la gente ama.
Dicono che ogni tanto commetta un errore imperdonabile. Se è vero, quell’errore è come una virgola sbagliata in un libro di mille pagine. Non c’è un interista che abbia meritato la qualificazione alla Champions più di lui. A 35 anni, davanti a sé ha almeno altre 2 stagioni a questo livello. Ora che Merckx (Buffon...) non corre più in Italia, Gimondi (Handanovic...) è il numero 1.
Ha messo la firma sotto la storia del calcio, non solo quello di Bergamo. Il suo lavoro ha ottenuto il giusto riconoscimento dopo un quarto di secolo trascorso in panchina. Non sempre il gioco di una squadra riporta al pensiero di calcio del proprio allenatore, nel caso dell’Atalanta è perfettamente aderente. Ha ottenuto il massimo.
Il 10° posto del Bologna è l’impresa di Sinisa. L’ha preso in fondo al baratro, l’ha riportato su, gli ha fatto riprendere vita, colore, gioco, entusiasmo. Tutto questo è successo in 4 mesi, da fine gennaio a domenica scorsa. Le cifre sono entusiasmanti: 17 partite con 9 vittorie, 3 pareggi e 5 sconfitte. Dei 44 punti conquistati dal Bologna, 30 li ha fatti il serbo.
Sedici gol, con 3 rigori sbagliati. Uno in meno di Milik, uno in più di Immobile e Belotti che vanno insieme in Nazionale. E’ il centravanti di una squadra appena retrocessa, ha 32 anni, non è più un ragazzino, e prima di questa stagione aveva giocato solo mezzo campionato in A. E’ la conferma che nel calcio, come nella vita, il lavoro paga sempre.
I suoi ultimi 5 anni vanno elencati così: salvezza in C da subentrato, promozione dalla C alla B, dalla B alla A, prima salvezza in A e nuova salvezza in A, tutto con la stessa squadra, la Spal. Ci sarebbero poi due Supercoppe di Serie C e altre promozioni in categorie inferiori. Solo Allegri ha vinto quanto lui. Eppure non sempre questi risultati gli vengono riconosciuti.
Ha lasciato baciando la terra dell’Olimpico, la sua terra, con uno stadio che ormai si emoziona e si commuove solo per gli addii, sgarbi che vengono rimediati dalla gente. De Rossi non è stato romanista, è stato la Roma, esattamente come Totti. Meno bravo, ma ugualmente fiero. L’abbraccio finale con Ranieri mette la parola fine alla Roma dei romanisti.
Siamo d’accordo con Lotito nella valutazione del campionato: la Lazio poteva fare meglio dell’8° posto, non avendo affatto una squadra inferiore a Roma, Milan, Inter e Atalanta. Questa Coppa Italia però vale più di un trofeo: la Lazio l’ha strappata non solo all’Atalanta in finale, ma anche al dominio della Juventus. C’è pure un po’ di calcio non bianconero…
Dove sale lui, non arriva nessuno. A noi ricorda il primo Bettega, quello che metteva il busto all’altezza delle spalle del portiere avversario. Ha segnato 16 gol e molti dal nulla. Come quello contro il Genoa: un banale lancione da metà campo, stop di petto con le spalle alla porta, girata al volo, palla dentro. Ha 31 anni, ma quest’anno sono di moda i bomber maturi.
Insieme a Cellino ha riportato in Serie A il Brescia dopo 8 anni ed è il suo primo grande successo da allenatore. E’ un “più” che deve dividere con Fabio Liverani, più fresco di carriera di lui, ma capace di fare altrettanto con il Lecce. Insieme hanno dato vita a un altro bellissimo campionato di Serie B, arrivando in A col gioco.
La Serie A 2018-19 ha registrato il record degli ultimi 9 campionati come presenze in curva e in tribuna, sfiorando i 10 milioni totali e arrivando esattamente a 9.525.758, con una media di 25.068 a partita, appunto miglior risultato dal 2009-10, l’ultima stagione in cui fu superata più nettamente quota 25.000. Il primato assoluto del campionato appartiene al derby di San Siro dell’andata con 78.275 spettatori. Non a caso Inter e Milan sono anche al primo posto nella classifi ca delle presenze: Inter con 1.116.546, Milan con 1.038.546 e poi la Juve staccata con 744.670. All’ultima giornata gli spettatori sono stati in tutto più di 290.000 (media di 29.257 a partita), terzo miglior risultato stagionale. San Siro per Inter-Empoli di Champions ha fatto il pieno con 68.051 spettatori, poi l’Olimpico per Roma-Parma (62.304: merito di De Rossi e del suo addio, nel girone di ritorno non erano mai stati così numerosi) e terza Fiorentina-Genoa con 37.527 spettatori.