I voti della squadra campione d'Europa: William Carvalho è uno scudo, Fonte si muove con sicurezza (voti di Alberto Polverosi)
È un ragazzino e per questo va capito se non trova subito la posizione, anche perché deve spostarsi di continuo dalla fascia al centro. Quando entra Quaresma, si sistema definitivamente in mezzo, nella sua posizione ideale, e prende a giocare, ma senza molta qualità.
Aspetta questo giorno da 12 anni e dopo 12 minuti è fuori. Lo centra Payet con una ginocchiata sopra il ginocchio, Clattenburg non se ne accorge. Cristiano si fa medicare una volta, due volte, stringe in denti, torna in campo con una fasciatura, fa uno scatto e capisce che non è il caso di andare avanti. Piange dal dolore e dalla rabbia. Poi fa l’allenatore aggiunto e alza la coppa.
Deve contrastare Pogba, che avverte un po’ di pressione. Ma solo un po’. Come costruzione, il portoghese fa poco.
A destra aspetta Payet, sul quale si vendica per la brutta ginocchiata su Ronaldo. E con un’altra ginocchiata (alla schiena) lo stende. Ammonito. Il vero tormento glielo dà Coman che da quella parte lo mette in crisi nera
Comincia facendo prendere un grande spavento ai portoghesi: errore brutto che apre la strada del gol a Griezmann, ma Rui Patricio gliela chiude subito. Poi si riprende, per un po’ in area detta legge, ma sullo spunto di Gignac, quello del palo, si fa fregare.
Segue Pepe e fa meglio di lui, senza perdere mai l’orientamento. Sugli angoli, sale in area avversaria e si fa rispettare.
Per l’impostazione della gara, attacca meno di quanto potrebbe. Traversa piena su punizione.
Col suo solito passo, senza accelerare mai, tiene insieme il centrocampo.
Cresce nel finale del primo tempo, è un giocatore che non accende nessuna fantasia, ma in mezzo al campo si fa sentire.
Col suo ingresso, il Portogallo si riequilibra. Il trivela va sulla fascia destra, Renato Sanches al centro (la sua posizione) e Nani, che diventa capitano, fa il centravanti.
Per 25' fa la seconda punta, poi, uscito Ronaldo, diventa punta centrale e fra Umtiti e Koscielny lavora di fino. Anche per lui è stato un grande Europeo.
Ha una guardiola davanti alla difesa, è lì che incrocia (e spesso segue) Griezmann. In partite in cui l’obiettivo è distruggere il gioco degli avversari, è utilissimo. E questa finale è proprio la sua partita.
A sessantuno anni arriva al punto più alto della sua carriera. Questo trionfo gli appartiene in buonissima parte. La linea della sua partita è chiara e consueta: aspettiamo la Francia e, quando possiamo, senza rischiare, cerchiamo di ripartire e di colpire. Nel finale del secondo tempo, però, mette dentro Eder, sposta Nani a destra e Quaresma a sinistra. Insomma, ci prova. Il Portogallo, durante la sua gestione, è ancora imbattuto nelle quattordici gare ufficiali, sono nove vittorie e cinque pareggi.
È l’eroe della finale, la grande mossa di Fernando Santos. Il gol è un capolavoro che in Portogallo ricorderanno per sempre.