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Il pagellone dell'Italia campione d'Europa. Ecco chi sono i migliori

Da Bonucci a Chiesa, da Donnarumma a Spinazzola, scopriamo chi sono stati i più bravi. Voti di Fabrizio Patania

APS
1 di 10  Immobile 7: La partenza lanciata, due gol e un assist con Turchia e Svizzera, non è bastata per evitare l’involuzione e chiudere l’Europeo in discesa con quattro sostituzioni consecutive nella fase a eliminazione diretta. Ciro va premiato per la generosità e la capacità di mettersi al servizio dell’Italia: non godeva del gioco ideale e dei rifornimenti giusti per esprimersi, si è aggiunta la tensione emotiva per le critiche sopportate. Ha risposto con personalità e umiltà, lottando e sgobbando sul campo, meritando la stima dello spogliatoio. C’è anche la sua firma sull’Europeo cominciato alla grande a Roma, nel suo stadio.
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2 di 10 Florenzi 7: Il suo vero Europeo è durato 45 minuti, i primi con la Turchia, spesi anche bene e pagati con un infortunio al polpaccio che non gli ha più permesso di giocare. Quando era pronto, in semifinale con la Spagna, Di Lorenzo era diventato irraggiungibile. Mancini gli ha concesso l’ultima manciata di minuti ai supplementari con l’Inghilterra. Ne apprezza la serietà e i comportamenti, non solo le capacità tecniche e l’esperienza. L’esterno di proprietà della Roma,
reduce dal prestito al Paris Saint Germain, è un riferimento all’interno dello spogliatoio. Difficile farne a meno.
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3 di 10  Cristante 7,5: Mai titolare, 6 presenze, solo con i cursori dell’Austria non è entrato. Tutte le altre volte, per un totale di 128 minuti, Mancini lo ha inserito. Un dodicesimo prezioso per ogni occasione e per diversi ruoli, non solo in alternativa a Jorginho. Nella finale con l’Inghilterra, il romanista ha sostituito Barella in avvio di ripresa preferito (da mezzala destra) a Pessina e Locatelli. Un motivo preciso lo ha favorito: la fisicità, il contrasto, l’esigenza di aggiungere muscoli e centimetri a una squadra bassa di statura. Bryan ha toccato di testa l’angolo l’angolo di Berardi da cui è nato il pareggio di Bonucci.
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4 di 10  Insigne 9: Due gol anche per il capitano del Napoli, eletto numero 10 da Mancini. La perla all’Allian Arena di Monaco di Baviera per inchiodare il Belgio all’incrocio dei pali. Si chiama tiro a giro, una volta si diceva “alla Del Piero”: è diventata la specialità di Lorenzo. Gol pesantissimo per spedire al tappeto i Diavoli Rossi nei quarti. Un vero e proprio regista offensivo, utilizzato dal ct per legare il gioco tra le linee. Libero di svariare e di inventare. La rivincita dei piccoletti: 163 centimetri di genio, 13 occasioni create, 252 passaggi, 16 tiri. E’ il Bruno Conti, in versione offensiva, dei tempi moderni.
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5 di 10 Jorginho 9: Candidato al Pallone d’Oro, campione d’Europa con il Chelsea e con l’Italia. Una doppietta riuscita soltanto ad altri 9 giocatori nella storia del calcio. Play raffinato, lo guardi e ti chiedi se abbia la calamita al piede per attirare il pallone. Ne ha intercettati più di tutti (ben 25) all’Europeo. Serve impostare con un tocco o bisogna interdire, Jorginho c’è sempre. La grandezza dell’italobrasiliano: rendere semplice il gioco, di cui è l’interprete sublime. Numeri pazzeschi: 484 passaggi positivi, 48 recuperi, 14 lanci. E’ stato anima, cervello, motore e architrave della Nazionale costruita da Mancini.
EPA
6 di 10  Chiesa 9: Lo scatto di personalità e di prepotenza fisica, la capacità di scavare la differenza con la Juve e ora con l’Italia, si è realizzato chiudendo l’anno della sua consacrazione a Wembley. Ci voleva Fede per superare l’ostacolo
dell’Austria e per raggiungere il sogno quando sembrava impossibile. Berardi gli aveva sfilato il posto. Se l’è ripreso di cattiveria, lottando su ogni pallone. Ha messo la firma anche in semifinale segnando alla Spagna. «Un gol come quelli di mio padre Enrico». Ex Samp, portato alla Lazio da Mancini. Un altro segno del destino. Ci voleva un Chiesa al centro del villaggio.
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7 di 10  Spinazzola 9: Il più veloce di tutti, come ha raccontato Mattarella, persino con le stampelle e non solo per le statistiche Uefa (33,8 km orari). Mancini lo ha definito il miglior esterno difensivo dell’Europeo e non ha torto. Leonardo, sino alla lesione del tendine d’Achille (minuto 75 dei quarti con il Belgio), è stato l’uomo in più degli azzurri. Unafreccia a sinistra, progressioni e slalom irresistibili, combinando con Insigne: non bastavano i raddoppi di marcatura per fermarlo come è successo con la Turchia, con la Svizzera e infine con l’Austria. Un assist a Chiesa e il raddoppio nato da una sua discesa. Bravo anche in difesa. Lo aspetteremo.
EPA
8 di 10  Chiellini 9,5: Gigantesco, commovente e intramontabile. Tra pochi giorni compirà 37 anni. Capitano e alfiere azzurro nella migliore tradizione del calcio italiano e nel solco dei suoi più grandi predecessori: da Facchetti a Paolo Maldini,
passando per Gentile e Fabio Cannavaro. Il manuale del difensore centrale. Usa lo strapotere fisico con lealtà, giocando d’anticipo e d’astuzia, cancellando le leggi di gravità e la carta anagrafica. Ha soffocato Lukaku prima di ripetersi
con Kane. Trascinante in campo, un esempio di leadership solare nello spogliatoio. Standing ovation per Re Giorgio.
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9 di 10  Bonucci 9,5: Sette presenze, il gol pesantissimo di Wembley per riacciuffare l’Inghilterra e prendersi la Coppa. Nell’intero torneo appena 2 falli commessi, 43 colpi di testa, 47 lanci, 29 palloni recuperati. Regista arretrato, non ha sbagliato un passaggio, determinante anche esercitando il vero mestiere di difensore. E’ capitato solo una volta (Morata per l’1-1 della Spagna) che un attaccante si presentasse solo davanti alla porta. Chiusure, senso del gioco. Con una
differenza: ha trasmesso serenità, mentalità vincente, motivazioni. E una feroce voglia di vincere, tutta juventina. Il valore aggiunto di Leo.
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10 di 10  Donnarumma 10: Quando l’Europeo stava scivolando verso la Manica, ci ha pensato Gigio a respingere i fantasmi inglesi. Palo di Rashford, prodezza su Sancho, bis per neutralizzare Saka e avviare la festa di Wembley. Con la Spagna avevano sbagliato Dani Olmo (alto) e Morata (parata). Il totale: 4 gol presi su 9 rigori. Un fenomeno. L’Uefa lo ha eletto miglior giocatore del torneo. Protetto dalla difesa, Donnarumma ha condotto l’Italia al trionfo con 9 parate in 7 partite. Neanche una nella finale con l’Inghilterra, chiusa con 4 uscite alte, 3 basse, 1 respinta. Il segreto: decide quando serve. L’ultimo, insuperabile, scudo.

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