I migliori e i peggiori della grande sfida di ieri sera all'Olimpico
Il sinistro è un gesto tecnico di un patrimonio infinito che ha bisogno d’un miracolo di Ospina. E sul replay non si può nulla. Ca-po-la-voro.
Il santo protettore, certo deve averne almeno uno, ci mette qualcosa del suo in avvio. Poi superarsi su Felipe (6’ st), perché quelle randellate sono terribili, ed essere prodigioso su Pedro.
Sembra l’ombra di se stesso, nell’una e nell’altra fase. Gli scappano una serie di scarabocchi di cui si rende conto e non riesce a giocar facile. Ma all’ultimo respiro manda il Napoli in testa alla classifica con un gol da genio ed è un gesto straordinario.
Una padronanza tecnica, nelle voléee per aprire campo e gioco, è sublime. Il padrone della difesa.
Ha lo scatto che ti rapisce e quell’andatura che sembra danza. Ma non riesce ad andar dentro, dove bisogna arrivare per far male, e allora usa il destro dalla distanza che per poco....
O sta su Insigne o va a chiudere, con una diagonale su Osimhen, al quale strappa la capocciata comoda (30’ pt). Ma la ripresa è da brividi e Insigne scappa ovunque.
Con l’applicazione di chi è consapevole d’essere dinnanzi ad un professore esigente. Però sbaglia l’uscita dal basso e quella diventa la macchia che modifica la serata e dà coraggio al Napoli.
Il suo uomo è Leiva, secondo copione, che poi è anche la sua ombra: a volte se ne sbarazza, allungando il Napoli, ma solo a volte. Poi bisogna cercarlo, per trovarlo.
Fa la partita per un bel po’, costruisce secondo i propri desideri, poi sente la Lazio sgonfi arsi e può solo aspettarla. Il tempo di rifiatare e ricomincia. E’ una gara che il Napoli gli strappa dalle mani e farà fatica a farsene una ragione, dopo quella prima ora.
La sua squadra entra dopo il gol e si mette a palleggiare. Per non rovinarsi la nottata, un finale da uomini senza paura e con tante idee.