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Galatasaray, Elabdellaoui gioca con occhiali speciali contro la Fiorentina: "Ero diventato cieco"

L'incredibile storia del terzino norvegese che è tornato in campo dopo aver perso la vista a causa di un terribile incidente

1 di 11  Omar Elabdellaoui nasce a Oslo, in Norvegia, il 5 dicembre 1991. Muove i primi passi da calciatore nello Skeid, ma nel 2007, a sedici anni, viene acquistato dal Manchester City dove però non mantiene le promesse.
2 di 11  Nel corso della sua carriera gioca comunque ad alti livelli: dopo aver lasciato l’Inghilterra (nel 2013), si trasferisce in Germania (nell’Eintracht Braunschweig), poi in Grecia (Olympiakos), di nuovo in Inghilterra (Hull City) e infine approda in Turchia, al Galatasaray.
3 di 11  Pochi mesi dopo il suo arrivo a Istanbul, però, la sua carriera sembra destinata a finire, a causa di un drammatico incidente: nella notte di Capodanno 2021 un fuoco d’artificio gli scoppia a pochi centimetri dalla faccia e così perde la vista ad entrambi gli occhi.
4 di 11  "Quando il petardo è scoppiato davanti a me - racconta Elabdellaoui al Guardian - non vedevo più niente, ma pensavo semplicemente che mi fosse finito qualcosa negli occhi, qualcosa che si potesse rimuovere pulendoli normalmente. E invece subito dopo ho sentito la mia faccia bruciare ed è diventato tutto nero. Vivere i primi giorni in quelle condizioni è stato davvero terribile: non sapevo se fosse notte o giorno, il tempo era irrilevante".
5 di 11  Le lesioni agli occhi sono apparse subito molto gravi: nonostante qualche giorno dopo abbia ricominciato a percepire forme e colori dall’occhio sinistro ("Avevo paura di addormentarmi e di svegliarmi di nuovo completamente al buio"), le possibilità di tornare a vedere in maniera sufficiente vengono considerate misere. E la carriera di calciatore praticamente conclusa.
6 di 11  Il suo agente, Mikail Adampour, cerca però in tutti i modi di trovare una cura, una soluzione. E la trova nel trapianto di cornea, suggerito da Edward Holland, specialista del Cincinnati Eye Institute.
7 di 11  Secondo i medici, il calciatore ha una probabilità del 5-10% di recuperare la vista; il suo incidente è uno dei più gravi mai trattati al Cincinnati Eye Institute, addirittura "quattro volte peggiore rispetto a quelli occorsi ai soldati americani accecati dalle bombe in Afghanistan".
8 di 11  In America gli occhi sono letteralmente ricostruiti con una membrana amnionica della placenta umana e poi con una nuova palpebra ottenuta da lembi di pelle presi dalla sua bocca e dalle sue orecchie.
9 di 11  Il primo passo è un trapianto di cellule staminali della superficie oculare di un membro della famiglia di Elabdellaoui, per la precisione sua sorella. Poi un donatore anonimo contribuisce affinché Omar possa subire l’ultimo degli interventi chirurgici (ben 11) per recuperare la vista.
10 di 11  Nel frattempo, per quanto possibile, il calciatore cerca di mantenersi in forma, aiutato da uno dei preparatori atletici dei Cincinnati Bengals, franchigia di NFL: "Le sessioni di allenamento non erano intense come quelle a cui ero abituato, ma svolgerle mi ha tenuto in vita, non ho intenzione di mentire. Ho iniziato ad allenarmi presto e ho pensato che sarei tornato a giocare, qualunque cosa fosse accaduta. Ogni volta che facevo una buona sessione dura, sentivo di essere ancora capace, forte e ancora vivo"
11 di 11  Poi il trapianto di cornea perfettamente riuscito, il reinserimento nella rosa del Galatasary ad inizio 2022 (un anno dopo l'incidente) e il ritorno in campo con degli occhiali e delle lenti a contatto speciali: "Ricominciare a vedere è stata un’emozione inspiegabile. È stato un miracolo. Non pensi mai che vedere sia un sogno, lo dai per scontato, e invece è un dono immenso".

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