I voti della sfida di Champions a cura di Roberto Maida: Perotti si fa largo, Dzeko spreca, El Shaarawy orgoglioso
Mai aveva giocato in Champions. Eppure debutta con personalità e attenzione, senza far rimpiangere Rüdiger.
Tiene in pista la Roma per più di un'ora con due parate su Cristiano e una su Modric e James. Fragile dopo, specie sul secondo gol.
Mantiene la promessa: squadra d'assalto con tutti i giocatori offensivi. Saluta la Champions ma con un pulviscolo di rimpianti e una soddisfazione: i fischi del Bernabeu per il Real a un certo punto della partita.
Terrorizzato dalla paura di scoprire la squadra commette qualche errore nei disimpegni. Navas gli nega il gol.
Becca applausi per una poderosa chiusura su Ronaldo, nella ripresa sfiora anche il gol ma poi perde per un centimetro il Mostro e sono dolori.
Alla quarta visita al Bernabeu sembra avere le gambe tremolanti: perde subito quattro palloni. Però cresce con il passare dei minuti accompagnando l'orgogliosa partita della Roma. E a giochi fatti prende un palo.
Meravigliosamente incompiuto. Manda al manicomio la difesa del Madrid ma fallisce due occasioni facilissime calciando male con il destro, che non è il suo piede.
Gli tocca una serata di fatica e l'accetta con abnegazione. Sul suo conto l'ottimo velo per Dzeko, che non viene sfruttato a dovere.
La scarsa vena delle ali del Real gli offre spazio per partecipare alla tessitura del gioco. Si comporta bene fino al primo gol quando concede troppo a Vazquez.
Da ex “barcelonista” sente molto la partita e nonostante l'esperienza si lascia intrappolare dalla tensione. Dialoga molto con Spalletti ma non si impossessa mai del centrocampo.
Comincia con disciplina, poi soffre un po'.
Gli capita la palla della vita, per sé e per la Roma, ma la sbaglia e non di poco: peccato perché questo errore gravissimo offusca una serata per lui molto incoraggiante.
Pressato da Kroos, non esce dalla morsa. Qui aveva deciso un ottavo di Champions con il Lione, non riesce a ripetersi. Esce nell'intervallo.