I voti alla squadra di Mourinho dopo l'ultima giornata di campionato
C’è anche lui nella vittoria: frena Pobega sul risultato di 0-2.
Un’altra serata da grande stopper: soprattutto di testa non ne lascia passare una.
Alla centesima nella Roma, si presenta con una spaccata salvifica. Poi, condizionato da un’ammonizione, evita fronzoli.
Scala a destra, per la prima volta da quando Mourinho lo ha promosso titolare. E affronta la novità senza sentirsi a disagio.
Mezz’ora abbondante di allenamento, senza nemmeno faticare troppo.
Pressa, sbaglia, recupera. In ogni caso utile.
In progresso. Si fa apprezzare per un paio di quei ribaltamenti che l’hanno reso famoso.
Gioca 82 minuti, mostrandosi sereno. E’ una buonissima notizia in prospettiva.
Dosa le forze con grande intelligenza, muovendosi tra la trequarti e la linea mediana. E calcia il rigore che certifica l’Europa.
Non giocava titolare dal 4 dicembre, eroga ogni energia per meritarsi la chance. Piace per la dedizione e la disponibilità anche se spesso si perde sul più bello.
In pochi secondi arraffa il rigore della tranquillità. Poi spreca due ripartenze.
Padrone. Della Roma e del gioco. Se hai un problema, basta chiedere a lui: arriva a 26 gol stagionali, trascinando i compagni in Europa League. Nessuno sblocca le partite quanto Tammy in Serie A: gli è capitato 10 volte.
Promette e mantiene: la Roma stravince la prima finale e sale in Europa League, onorando la partita numero 3.000 in Serie A della società. Ora può sognare la coppa a Tirana.