Ci sono partite che vanno oltre il punteggio. Che restano impresse non solo nella memoria, ma nel lessico calcistico e non solo. La “Fatal Verona” è una di quelle. Una ferita aperta nel cuore del Milan, un giorno di primavera che si trasformò in incubo. Era il 20 maggio 1973, ultima giornata di campionato. La classifica vede i rossoneri primi con 44 punti, Lazio e Juventus seconde a pari merito con 43. Insomma, tre squadre ancora in corsa per il titolo, ma con il Diavolo in vantaggio: bastava un punto contro i veneti senza alcuna pretesa o ambizione per vincere lo scudetto. Una “formalità”. E invece, finirono travolti dal vento contrario della storia.
Colpo di scena
Era un Milan stanco ma formidabile, reduce dalla vittoria in Coppa delle Coppe pochi giorni prima. Liedholm in panchina, Rivera in regia, e poi Schnellinger, Sabadini, Benetti, Bigon. Una squadra che sembrava inarrestabile. Ma al Bentegodi, davanti a un Verona già salvo e senza assilli, si spezzò tutto. Finì 5-3 per i gialloblù, in una gara surreale, dove ogni attesa fu rovesciata, ogni pronostico smentito. Il Verona giocava libero, senza peso sulle spalle, e colpiva con ferocia. Goleada imprevista, impensabile. La notizia si era diffusa come un’onda tra gli altri campi: la Juventus, che aveva bisogno di una combinazione improbabile per vincere il titolo, ci ha cominciato a credere sul serio. Ha battuto la Roma all’Olimpico con un gol di Cuccureddu e ha sorpassato tutti. Il Milan era crollato. Lo scudetto volava altrove.