Quando si parla di Napoli, inteso come società calcistica, il cuore della città batte in modo diverso, seguendo le orme di chi l’ha reso grande. Il primo pensiero in tal senso non può che andare a Maradona, ma non è sbagliato dire che subito dopo Diego ci possa essere Antonio Juliano. Sì, perché Totonno, il suo soprannome, è stato uno di quegli uomini che, con la sua classe e il suo spirito, ha incarnato alla perfezione questo legame unico e viscerale. Un capitano senza tempo, un punto di riferimento per più di un decennio. Quando ancora il Vesuvio non aveva potuto ammirare le magie di Diego, lui, napoletano decisamente lontano dai cliché, è diventato una bandiera, simbolo di passione e dedizione che ha attraversato generazioni.
Bandiera
Era il 1962 quando Antonio Juliano, giovane promettente, fece il suo debutto con la maglia azzurra. A 23 anni era già capitano. Da subito, la sua classe cristallina e la sua visione di gioco non passarono inosservate. L’eleganza e la capacità di dirigere il gioco da centrocampo lo resero fondamentale per il Napoli di quell’epoca, una squadra che iniziava a mostrare segni di grandezza. Ma Antonio non era solo tecnica sopraffina: la sua forza, il suo temperamento e la sua determinazione facevano di lui un leader naturale, un giocatore capace di trascinare la squadra nei momenti più difficili. Gli anni ‘60 e ‘70 furono il periodo di maggiore ascesa per lui, che diventò il faro della squadra. Quando il Napoli, sotto la guida di Vinicio, sfiorò il grande traguardo dello scudetto nel 1975, fu Juliano a dare al gruppo quella forza di volontà che lo avrebbe portato a combattere fino all’ultimo. Quel campionato non regalò il titolo, ma rimase nella memoria come un’epoca di grande intensità. Juliano era il cuore pulsante di quel Napoli che sognava in grande. In un periodo in cui le squadre del nord dominavano il calcio italiano, lui e i suoi compagni di squadra lottavano per sfidare l’ordine stabilito. Non solo nella Serie A, ma anche nelle competizioni internazionali, dove gli azzurri hanno spesso dato spettacolo, regalando emozioni al suo pubblico che rimarranno per sempre scolpite nei ricordi dei tifosi. Lui era un movimento, un simbolo di riscatto per una città che aveva sempre visto i suoi sogni infrangersi contro l’arroganza del potere. Totonno divenne la metafora di quella battaglia, di quella sfida che Napoli ha sempre voluto vincere.
Carriera
La carriera di Antonio Juliano non si limitò al Napoli. La sua classe gli permise di vestire anche la maglia della Nazionale, dove il suo talento brillava. Fu il primo napoletano a partecipare a tre Mondiali (Inghilterra ’66, Messico ’70 e Germania ’74), vincendo pure gli Europei del ’68 nella finale contro la Jugoslavia. La Nazionale di quegli anni, con campioni come Riva, Rivera e Mazzola, ebbe bisogno della sua saggezza. Con la sua esperienza e la sua leadership, contribuì a dare equilibrio in mezzo al campo. Il vero azzurro della sua vita, però, è sempre stato quello all’ombra del Vesuvio. Il suo legame con la città era troppo profondo, troppo radicato. Se Maradona è stato l’idolo assoluto degli anni ‘80, Juliano rimarrà per sempre l’eroe dei cuori più nostalgici, la bandiera di un club che in quegli anni non aveva ancora raggiunto la fama che avrebbe avuto negli anni successivi. Raggiunta, tra l’altro, anche grazie al suo contributo, seppur in un altro ruolo. Antonio Juliano venne scelto da Ferlaino come dirigente (una posizione lasciata e ripresa più volte), contribuendo in maniera decisiva a due capolavori in campagna acquisti: Krol e lo stesso Maradona. Sebbene ormai avesse lasciato il calcio giocato, Totonno era ancora una figura influente dentro e fuori dal campo. Durante quegli anni cruciali, in cui il Napoli si preparava a conquistare il mondo con Diego, lui giocò un ruolo di raccordo tra il passato e il futuro. Poi, prima di poter raccogliere i frutti di quel lavoro, se ne andò, intuendo che il patron fosse intenzionato a puntare su altri dirigenti (Italo Allodi).
Leggenda
Questo non cambiò certo la sua percezione nell’immaginario collettivo del Napoli e di Napoli. Nel calcio, i veri eroi sono quelli che restano nel cuore della gente. E Antonio Juliano è stato uno di questi. Il suo nome è ormai inseparabile dalla storia del club azzurro, una storia fatta di sacrificio, di passione, di gioia e di sconfitte, ma soprattutto di un amore per la maglia che va oltre il calcio. La sua leggenda non si misura con i trofei (alla fine a livello di club conta solo due Coppe Italia nel curriculum, oltre a una Coppa delle Alpi e una Coppa di Lega italo-inglese), ma con il rispetto che ha sempre avuto per la società e per la sua gente. Ecco perché oggi, a distanza di decenni dalla sua ultima partita, a un anno di distanza dalla sua scomparsa, Totonno continua a vivere nella memoria di ogni tifoso azzurro. Perché c’è qualcosa di eterno in lui. Una leggenda che non morirà mai.