Corriere dello Sport

LIVE

Fabio Capello esalta Bellingham e torna sulla finale Champions del 1994

Fabio Capello, Laureus Ambassador e Academy Member, ha parlato con Laureus Spirit of Sport, esaltando Jude Bellingham, premiato a Madrid ai Laureus Awards come “Rivelazione dell’anno”.

Nella sua prima stagione al Real Madrid, suo ex club, Jude Bellingham è diventato un leader naturale e un idolo dei tifosi. Cosa pensa del suo arrivo a Madrid?

Fabio Capello, Laureus Ambassador e Academy Member: Bellingham mi ha sorpreso perché, normalmente, gli inglesi hanno difficoltà ad incidere nel campionato spagnolo o italiano quando sono lontani da casa. Probabilmente perché veniva direttamente dalla Germania, Bellingham aveva già capito un po' della mentalità europea, anche se la mentalità tedesca è diversa. Ma mi ha davvero colpito per la sua voglia di vincere e per quanto sia amato dai tifosi del Real Madrid. Viene davvero da un mondo diverso. Perché ha qualità, ma ha anche grinta. E questo è un plus che dà alla squadra. Nel Clasico [nell'aprile 2024, quando Bellingham ha segnato il gol vittoria per il Real Madrid contro il Barcellona; ndr], ha dato nuovo slancio al Real Madrid. Ci sono state due o tre volte in cui ha conquistato un pallone entrando in scivolata e tutto lo stadio si è alzato ad applaudirlo. Ciò significa vera devozione alla squadra ed essere un vero leader. Si può capire un leader da come si comporta sul campo.

C’è un giocatore del passato, magari che ha allenato o affrontato da avversario, che Bellingham le ricorda?

Fabio Capello: La posizione di Bellingham è ibrida. Ed è per questo che è difficile paragonarlo ad altri giocatori. Penso a Lothar Matthaus, tanto tempo fa. Matthaus era più o meno così. Quando si avvicinava all’area di rigore era bravo, ma non era altrettanto bravo dentro l’area di rigore. E Bellingham così fa la differenza, è bravo sia a centrocampo, perché capisce subito l’andamento della partita, ma anche dentro l'area di rigore. Penso che sia la posizione in cui deve giocare. Come seconda punta. Può essere davvero determinante in quel ruolo perché ha la capacità di penetrare agevolmente la difesa; sa trovare i varchi giusti. Ed è anche uno che aiuta la squadra. Secondo me in quella posizione si esprime al meglio. Se lo allenassi io, è così che lo userei.

Questo è il trentesimo anniversario di una partita speciale per lei, il suo capolavoro: la finale di Champions League del 1994. Quali sono i suoi ricordi di quel periodo?

Fabio Capello: Avevamo una squadra incredibile nel ’94. Abbiamo vinto il campionato segnando 36 gol e subendone solo 15. Eppure contro il Barcellona abbiamo segnato quattro gol! Eravamo una squadra che in Serie A aveva segnato pochissimo. La finale contro il Barcellona è stata una partita studiata molto bene. La squadra ha giocato con una concentrazione, un'intensità e una voglia unica di vincere. E i pronostici erano tutti per il Barcellona. Ciò che ha fatto la differenza è stata la concentrazione, l'umiltà, ma soprattutto la qualità. Sento parlare molto di sistemi di gioco, di tattica. Ma la qualità dei giocatori fa la vera differenza.

Eravate limitati dalle squalifiche di Franco Baresi e Alessandro Costacurta; da infortuni come quelli di Gigi Lentini e Marco Van Basten; e dalla la regola dei tre stranieri.

Fabio Capello: Sono stato fortunato perché, mancando i due difensori centrali e avendo tanti giocatori infortunati, ho dovuto rifare la formazione. Prima della finale di Atene giocammo un'amichevole a Firenze e perdemmo 2-0. Dopo la partita i giornalisti mi chiesero: ‘Sei preoccupato?’. ‘No’, risposi. ‘Sono felice perché ora so cosa devo fare’. Perché quell'esperimento di mettere Desailly da difensore centrale non era stato un buon esperimento. Ho tenuto Desailly a centrocampo e ho rivoluzionato tutta la linea difensiva: Maldini al centro con Filippo Galli, e Panucci terzino sinistro. È stata davvero una bellissima partita e la vittoria di Atene è arrivata grazie alla sconfitta di Firenze.

Come ci si sente a bordo campo quando tutto va alla perfezione nella partita più importante della carriera?

Fabio Capello: Abbiamo segnato quattro gol e non ho mai esultato. Sono sempre rimasto così [Capello assume una posa familiare e stoica; ndr]. Ero concentrato sulla partita perché, quando giochi contro squadre come il Barcellona, ??la qualità dei giocatori è così alta che possono sempre segnarti due gol in tre minuti. Quando mancavano tre minuti ho pensato: ‘Beh… sicuramente adesso non possono fare quattro gol in tre minuti. Non hanno tempo per quello!’

Corriere dello Sport in abbonamento

Insieme per passione, scegli come

Abbonati all'edizione digitale del giornale. Partite, storie, approfondimenti, interviste, commenti, rubriche, classifiche, tabellini, formazioni, anteprime.

Sempre con te, come vuoi