BAKU - Niccolò la guarda e con la mano destra le dà una carezza sulla guancia con due dita, quasi un pizzico. Petra sorride divertita. E’ l’unico momento di intimità che si concedono davanti a tutti dopo la vittoria. «Ormai lo conosco bene, lui è un po’ timido. Già che ci prendiamo per mano è tanto», fa lei. «Dai, il bacio tutti sudati non era il massimo. Certe cose devono rimanere separate», la risposta. Lui è il fiorentino Campriani, campione olimpico a Londra nel 2012, lei è l’altoatesina Zublasing, campionessa mondiale lo scorso anno. Sono loro la coppia d’oro dei Giochi europei. Dopo un titolo nella carabina tre posizioni (lei) e un argento in quella a 10 metri (lui), a Baku vincono insieme la finale mista della carabina 10 metri. Pochi minuti dopo aver battuto la Danimarca, una mano allunga subito il cellulare a Petra. E’ il presidente del Coni, Malagò, che si complimenta per la vittoria. «Ci ha detto che era molto orgoglioso di noi, che lo abbiamo impressionato e se ci saranno le Olimpiadi a Roma metterà questa gara mista come disciplina olimpica», racconta la tiratrice di Bolzano. Campriani, ormai rilassato, fa centro anche come umorista: «Così se abbiamo problemi di coppia, avremo psicologici e terapeuti. Se non saremo più insieme sarà un macello... Ma non ci sono problemi di questo tipo». Poi, mano nella mano, salgono sul podio. Medaglie e Inno. Sono felici, emozionati, un po’ impacciati. E per questo ancora più belli. Una coppia d’oro. «Ma non ci definiamo. Abbiamo due caratteri molto individuali, separati. Ci troviamo a stare insieme, ma abbiamo una vita molto indipendente. Ognuno cerca di fare quello che gli piace e se poi i gusti coincidono meglio».
LA GARA - Seduti su due sedie guardano la finale per il terzo posto accanto ai loro avversari danesi, Stine Nielsen e Steffen Olsen. Parlano a bassa voce, si scrutano negli occhi. Ad un certo punto Petra fulmina con uno sguardo di ghiaccio il pubblico, che applaude a ritmo disturbando la concentrazione dei tiratori. E’ solo un attimo. Poi torna a sorridere, scambia qualche impressione con il compagno. Vince la Russia. Ora tocca a loro. Gli azzurri però partono male, qualcosa non va. Petra ha una postura rigida, tiene la carabina con forza. Niccolò è più morbido nei movimenti. Questione di carattere, si tira come si vive. I danesi sono due cecchini, non sbagliano un colpo e si portano sul 3-1. Poi gli applausi del pubblico, novità regolamentare che infastidisce Campriani. D’improvviso, però, tutto cambia. Finisce 5-4 per gli azzurri, è festa grande. «E’ molto difficile quando ti danno poco tempo per prepararti. Lui ha fatto solo un tiro di prova, io tre ma un po’ così. Infatti sono partita un po’ larga, però piano piano ho preso sicurezza ed è andata meglio». Campriani sintetizza: «Meno male che c’è Petra. In qualifica ho dato una mano io, poi in semifinale e finale, quando c’era da tirar fuori il carattere lei è stata molto brava. Una gara a coppie è davvero una cosa inconsueta, non è da tutti poter dire di aver vinto una medaglia d’oro con la propria fidanzata, al di là dell’oro è stata una giornata molto particolare, che ricorderemo».
DIANA E VALERIO - Nella decima giornata dei Giochi europei, l’Italia festeggia un altro oro (in totale la squadra azzurra è a 18 medaglie e sale al decimo posto nel medagliere). La coppia (solo in gara) formata da Diana Bacosi e Valerio Luchini vince la finale nella gara mista di tiro a volo (skeet) contro i ciprioti Georgios Achilleos e Andri Eleftheriou per 30 a 29. «Sentivo molto questa gara, sapevo che Valerio doveva contare su di me, sulle mie forze. Ci siamo fatti forza l’un l’altro e alla fine abbiamo vinto. Una gara a squadre ai Giochi? Secondo me funzionerebbe, magari con qualche piccola modifica», dice la tiratrice di Città della Pieve, che sabato aveva già conquistato un argento. Il carabiniere romano, già campione nella prova maschile, chiosa: «Ringrazio Diana per avermi aiutato a fare il bis. È un’emozione grande».