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ANIF: "No al passaporto vaccinale per andare in palestra"

ANSA

Il Presidente Duregon: «I nostri associati hanno recepito tutto il possibile per lavorare in sicurezza. Non possiamo aspettare che tutta la popolazione sia vaccinata, chiuderemmo tutti. Piuttosto siamo a disposizione per diventare presidi dove effettuarlo»

«No, grazie». Difficile essere più chiari di così. Giampaolo Duregon, Presidente di ANIF, l’Associazione che rappresenta i circoli sportivi italiani non lascia spazio ai dubbi in merito alla proposta-idea di consentire l’accesso alle proprie strutture solamente con il cosiddetto Passaporto Vaccinale, cioè ai soggetti già sottoposti a vaccino anti-Covid.
Le palestre, le piscine e tutti i luoghi di sport hanno, già da maggio, adeguato le strutture ai rigidi protocolli emanati dal Ministero dello Sport proprio per assicurare a tutti i frequentatori la massima sicurezza sanitaria. Il livello di contaminazione registrato nei centri sportivi è risultato effettivamente molto basso (al di sotto dell’1 per mille). Senza dimenticare che l’attività fisica occupa una posizione di preminenza nella prevenzione delle malattie metaboliche in generale e quindi al potenziamento delle difese immunitarie.
Dati oggettivi che non avrebbero bisogno di ulteriori restrizioni: «Le Istituzioni - spiega Duregon - dovrebbero invece spronare i cittadini verso la pratica sportiva, soprattutto se assistita all’interno di strutture con tecnici qualificati, a prescindere dal passaporto sanitario».
Senza contare un trascurabile dettaglio.  «Occorre anche considerare che il processo di vaccinazione, partito a rilento, raggiungerà gran parte della popolazione non prima della fine dell’anno, quando cioè molti centri sportivi saranno inesorabilmente costretti a chiudere definitivamente i battenti».
Quella di ANIF e di Duregon non è comunque un’opposizione al vaccino anti-Covid: «Sia chiaro, la vaccinazione è importante e fondamentale per uscire una volta per tutte dal tunnel della pandemia... ben venga, dunque, purché non rappresenti una conditio sine qua non per accedere ai circoli sportivi! Anzi, aggiungo che i 100mila centri sportivi italiani potrebbero addirittura essere messi a supporto del Sistema Sanitario Nazionale, trasformandosi anche in presidi dove poter erogare il vaccino».

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