ROMA - "Abbiamo dovuto adottare misure di protezione per garantire l'integrità delle competizioni internazionali. Per questo abbiamo raccomandato di non permettere ad atleti e funzionari russi e bielorussi di partecipare alle competizioni internazionali, o almeno di vietare qualsiasi identificazione della loro nazionalità". Con queste parole il presidente Thomas Bach ha ribadito i motivi che hanno spinto il Comitato olimpico internazionale a raccomandare l'esclusione di tutti gli atleti russi e bielorussi dalle competizioni sportive. Per il numero uno del Cio si tratta di "misure protettive, non sanzioni" per proteggere l'integrità delle competizioni. "La sicurezza degli atleti e dei funzionari russi e bielorussi - spiega Bach - non poteva essere garantita a causa di profondi sentimenti anti-russi e anti-bielorussi in molti paesi dopo l'invasione".
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Bach: "Ci sono governi che esercitano pressioni sulle federazioni"
"Ci sono governi che minacciano di ritirare i finanziamenti a qualsiasi atleta che partecipi a tali competizioni. Ci sono governi che esercitano pressioni pubbliche e politiche sui comitati olimpici nazionali e sulle federazioni sportive nazionali", ha aggiunto Bach. La raccomandazione del Cio ha spinto Wimbledon a escludere atleti russi e bielorussi dal torneo e ha creato polemiche anche per gli Internazionali d'Italia di tennis, con il presidente della Fit Angelo Binaghi ad accusare il presidente del Coni e membro Cio Giovanni Malagò di "una lettura distorta" delle raccomandazioni del Comitato olimpico internazionale, ora ribadite nuovamente da Bach. "Abbiamo dovuto e continuiamo a dover considerare questa situazione dalla fine. Oggi si tratta di Russia e Bielorussia, ma se non agiamo, domani sarà il governo del Paese A a non volere che gli atleti del Paese B partecipino. O il governo C che chiede ai suoi atleti di non gareggiare contro quelli del Paese D e così via. Sarebbe una situazione contraria a tutti i principi su cui ci basiamo - ha sottolineato il presidente del Cio - Se è nelle mani dei politici decidere chi può partecipare a quale competizione, il fondamento non discriminatorio del nostro sistema sportivo globale verrebbe meno. Si tratterebbe di una completa politicizzazione dello sport. Ciò significherebbe che lo sport e gli atleti diventerebbero solo uno strumento del sistema di sanzioni politiche".