È forse l’atleta più amata nel biathlon internazionale e la sua scelta di proseguire fino all’Olimpiade di Milano-Cortina 2026 è stata accolta con gioia dagli appassionati. Dopo una stagione costellata da numerosi malanni, il futuro agonistico di Dorothea Wierer era in forte dubbio, ma la trentaquattrenne altoatesina non ha resistito al richiamo dell’evento a cinque cerchi nella sua Anterselva, mettendo in attesa il suo desiderio di maternità. Nel frattempo l’azzurra è impegnata pure su altri fronti, tra l’esperienza televisiva con Eurosport e la produzione di un suo calciolo per la carabina, “DW-One”, già acquistato da diversi atleti di Coppa del Mondo.
Solo a maggio ha annunciato di proseguire. È stata una scelta difficile?
«Avevo paura che tra qualche anno mi sarei pentita di non aver provato a partecipare all’Olimpiade nella mia Anterselva. A quel punto aveva più senso smettere con i Mondiali del 2020, quando avevo trent’anni e una vita davanti. Certo, da donna il tempo stringe, non è stato facile decidere di proseguire, perché ho voglia di metter su famiglia e ho anche altri progetti. Per fortuna ho mio marito Stefano (Corradini, ndc) che mi aiuta e una squadra bellissima. Con i ragazzi del gruppo e i due allenatori, Cianciana e Zattoni, lavoriamo bene e ci divertiamo. Grazie a loro è più facile continuare».
Molti immaginavano che si sarebbe ritirata.
«Capisco che qualcuno avesse dubbi sul mio futuro, visto che già a venticinque anni dicevo che avrei smesso a trenta. Nell’ultimo periodo ero sempre stata vaga, perché ero combattuta. Forse, se tornassi indietro smetterei davvero a trent’anni, ma le stagioni passano in fretta. Sono in questa ruota che gira velocemente, tra gare e impegni extra sportivi. Per anni non ho avuto il tempo di sedermi, riposare e ragionare bene su cosa fare. Mi sono lasciata trasportare dal flusso delle cose e nel 2020 stavano andando molto bene. Quando era uscita la notizia dell’Olimpiade ad Anterselva, pensavo però di non arrivarci, invece, in un attimo eccomi qui a diciassette mesi dai Giochi».
È stato difficile rimandare ancora il suo desiderio di maternità che non ha mai nascosto?
«Difficilissimo. Adesso ho attorno tante persone che hanno figli e vedo quanto sia bello. È dura rimandare. Non vedo l’ora di creare una famiglia con Stefano, è anche già tutto pronto a casa (ride, ndc)».
Ha mai pensato di fare come alcune sue colleghe, che si sono fermate un anno per poi tornare dopo la maternità?
«Sì, durante la scorsa stagione, ma solo per una giornata. Vedo atlete come Braisaz o Bendika e mi chiedo dove tirino fuori tutte quelle energie. A me però non piacerebbe farlo, mi sembrerebbe di non dare il cento per cento, mentre vorrei dedicarmici al massimo».
Dopo aver vinto tanto, come fa a mantenere le motivazioni alte?
«Amo mettermi in gioco. Quando sono in salute, mi piace soffrire in gara. È qualcosa che devi avere già dentro. Inoltre mi piace promuovere il biathlon. Sono orgogliosa di aver contribuito a farlo conoscere di più nel nostro paese. In questi anni ho sempre cercato di impegnarmi anche sull’aspetto mediatico e sono stata criticata per la mia troppa esposizione televisiva, ma ritengo che ciò sia utile al nostro sport, perché tanti atleti faticano ancora a trovare sponsor. Serve maggiore audience tv e il mio obiettivo è contribuire anche per le generazioni future».
Viene dall’esperienza televisiva a Parigi 2024. Quello televisivo potrebbe essere il suo futuro?
«Quella di Parigi è stata una splendida esperienza. C’è tanta gente che lavora nell’ombra in un evento di tale portata. Si crea un bellissimo clima, ci si impegna al massimo e si tifa per tutti gli azzurri. È stato emozionante vivere l’Olimpiade senza essere coinvolta da atleta. Mi piacerebbe far qualcosa in questo ambito, ma ho in mente anche altro. Ora mi sto dedicando al lancio del mio calciolo e ad Eurosport, con cui collaborerò pure il prossimo inverno, mostrando i dietro le quinte del nostro sport e intervistando anche i miei colleghi. Dopo il ritiro, vorrei anche restare nel mio corpo sportivo, le Fiamme Gialle. Inoltre, mi piacerebbe lavorare con i giovani e dare ancora il mio contributo al biathlon».
Corriere dello Sport
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