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Sara Curtis, Lara Colturi e Tyra Grant: chi sono le tre baby stelle di nuoto, sci e tennis che fanno sognare l'Italia

Scelte tre atlete di grandissima attualità, ciascuna nel proprio sport: ve le raccontiamo

Tyra Grant

Le intenzioni sono chiare. La wild card per il main draw degli Internazionali BNL d’Italia è un ulteriore indizio: pare solo questione di tempo, e Tyra Grant calcherà stabilmente i palcoscenici del grande tennis con il tricolore accanto al nome. Nata a Roma il 12 marzo 2008, poi cresciuta a Vigevano, Tyra è la figlia dell’ex cestista americano Tyrone Grant (ex Milano e Virtus Bologna). Già n.2 del mondo under 18, a livello junior ha messo in bacheca tre titoli Slam in doppio: Roland Garros 2023 (con Ngounoue), Australian Open e Wimbledon 2024 (con Jovic). Da professionista è già n.357 WTA e lo scorso anno ha conquistato i suoi primi titoli da pro nel W15 di Antalya e nel W50 di Selva Gardena. Tennisticamente è cresciuta a Bordighera, alla corte di Riccardo Piatti, condividendo anche diverso tempo al fianco di Sinner. «Abbiamo passato sette anni a Bordighera. E ci allenavamo insieme d’estate, al Camp dell’Isola d’Elba. È sempre bello abbracciarlo quando ci rivediamo ai tornei - ha ricordato nel podcast Doppio Misto -. Perché gioco per l’America? È quasi un caso. Dovevo giocare un torneo internazionale da Mouratoglou e bisognava mettere una bandiera. Mio papà scelse quella statunitense, ma prima dei 18 anni posso cambiare».  
Il piano è attuabile. D’altronde, nei modi di fare e nei legami coltivati con i coetanei azzurri, l’italianità di Tyra è evidente. Dopo i passaggi a Orlando e Cannes, è tornata nella penisola, recentemente al fianco di coach Graziano Gavazzi. Fisicamente e tecnicamente matura, Tyra esprime un tennis moderno. Un ottimo servizio e i colpi pesanti da fondo le consentono di conquistare tanti punti diretti. Queste doti sono emerse anche nel WTA 1000 Miami, dove ha giocato grazie a una wild card e ha lottato con Julia Grabher, cedendo con onore 6-4 6-4. Le carte in regola ci sono tutte. La domanda ormai non è più “se”, ma solo “quando”. 

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