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Bolt ai Mondiali: "Non sono io che devo salvare l'atletica"

Reuters
Il re è arrivato a Pechino: "Tutti devono capire che si può vincere senza doping". Ma il suo trono traballa

Irrompe Usain Bolt. Corre poco, corre male, è reduce da un anno poco più che sabbatico, ma la stella è sempre lui. Il Fulmine che illuminò l’Olimpiade cinese e che ora torna sul luogo del… delitto. Domani notte (italiana) a Pechino scattano i Mondiali con la maratona maschile, collocata stranamente all’inizio del programma, e l’attenzione è sin d’ora sulla finale dei 100 metri, in calendario domenica alle 15.15 italiane. Da un lato Justin Gatlin, ex pluridopato, imbattuto da due stagioni su 100 e 200; dall’altra appunto, Bolt, il cui trono non è mai apparso tanto traballante.

Bolt è sbarcato a Pechino e non si è sottratto alle domande più scabrose che, inutile dirlo, hanno girato attorno all’argomento doping. Visti i precedenti di Gatlin, ma viste anche le recenti rivelazioni e accuse alla Iaaf di aver insabbiato casi sospetti per dieci anni. “La questione del doping è diventata il centro di tutto - ha detto Usain, che domani compie 29 anni - Nelle ultime settimane ho sentito parlare e ho letto solo di doping, doping e doping. E anche qui, adesso, la maggior parte delle domande che mi fate è su questo argomento, ed è davvero triste considerando che siamo all'antivigilia dei Mondiali, e si dovrebbe parlare anche delle gare. Ma non posso farci niente, siete voi che scrivete”. 

“Corro per me stesso, e sono gli altri a dire che il mio sport ha bisogno che io vinca perché ho sempre gareggiato pulito. Ma salvare il nostro sport è una responsabilità di tutti gli atleti, ognuno di noi dovrebbe far vedere che si può andare avanti senza bisogno del doping, non è una responsabilità solo mia. Io faccio ciò che è giusto, seguo le regole, ma tutti devono capire che il segreto per andare più forte ed essere competitivi è lavorare duro. E’ questo che farà del mondo dello sport un posto migliore. Comunque sono pronto e felice di essere tornato a Pechino”.

“Le regole sono queste, non le ho fatte io - il suo commento a chi gli chiedeva del fatto che troverà in pista Gatlin, Powell e Gay, tutti reduci da squalifiche - E le regole stabiliscono che dopo aver scontato la pena uno può tornare a gareggiare. Gatlin sarà in pista, e devo pensare a batterlo, senza preoccuparmi dei problemi che ha avuto”.

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