Corriere dello Sport

Rendi la tua esperienza speciale

Home

Calcio

Formula 1

Moto

Motori

Basket

Tennis

Altri Sport

Stadio

Foto

Video

Corriere dello Sport

LIVE

Prima le italiane? No, italiane prime

ANSA
La gioia di Raphaela, Maria Benedicta, Libania e Ayomide rimanda per contrasto ai pugni neri del '68. E ci dice che loro sono noi

Voglio provare a spiegare l’idea un po’ folle che mi è venuta in mente: questa non è una foto. È molto di più.

Non è una foto perché, prima di tutto, è un’esplosione di adrenalina turbocompressa. Raphaela, Maria Benedicta, Libania e Ayomide, a bomba sul podio. È un messaggio così veloce - non dal punto di vista fisico, ma dal punto di vista iconografico - che ci ha sorpassato, costringendoci a ripensarci. Ma solo dopo, e con il passo riflessivo e serioso dei cornuti che tornano tardivamente a meditare con lucidità sui fatti.

Non è una foto. Sono quattro medaglie d’oro e un successo sportivo, nello stadio dove lampeggiano insieme l’inno di Mameli e i sorrisi del futuro. Non è una foto, prima di tutto perché è una carica di tritolo innescata in 3 minuti 28 secondi e 8 centesimi di corsa, è il record dei Giochi del Mediterraneo, ed è anche la sintesi di quattro vite complesse, appassionanti e tutte diverse. Queste quattro ragazze hanno vinto ad un’ora quasi tarda, per i media, ma ci sono state imposte, dal riverbero insonne dei social e dagli spiriti animali della rete, che sempre più spesso ci dettano l’agenda nelle teste e ci iniettano le emozioni nel cuore. Raphaela Lukudo è nata ad Aversa da genitori sudanesi, Maria Benedicta Chigbolu è romana, ma con un padre nigeriano e una madre capitolina, Libania Grenot nasce cubana ma diventa italiana con un matrimonio, Ayomide Folorunso è nata in Nigeria ma vive in Italia da quando aveva quattro anni.

Questa foto è un grido di gioia, ma - sarebbe uno stupido ossequio al politicamente corretto negarlo - è anche uno choc che ribalta il nostro istintivo senso comune: quattro afroitaliane, tutte insieme, e la nostra bandiera. Che è anche la loro bandiera. Quattro italiane di colore e “noi”, che non ci siamo perché stavolta “loro” sono noi. Non è solo una foto, questa, perché ci parla di una parola e un’idea, che fino a ieri non esistevano ancora, almeno nella forma in cui si sono manifestate. Questa foto può essere anche una potenziale polemica politica, e forse un sapido e avvincente dibattito che qui non ci interessa fare. Hanno scritto in rete: #primaleitaliane, per parodiare il #primaglitaliani salviniano: ma la cosa più sicura e inequivocabile è che sono italiane prime. Nella legge eterna dello sport i vincenti si includono da soli senza obblighi burocratici. Anche questo, nel Mondiale del nostro scontento, non è poco. Balotelli era un personaggio solista che anticipava un’epoca, loro sono un coro d’opera che ci parla di un futuro che è già arrivato. Non è una foto - soprattutto - perché non è una foto posata: è una scultura animata, un manifesto civile, un saggio di antropologia. È il più antiretorico e scanzonato dei possibili monumenti all’Italia contemporanea. Una coreografia diversa, plurale, colorata. Sorprendente. Ecco perché non è una Foto: è un racconto. Sono quattro nuove italiane che trasformano il loro sorriso in un messaggio di gioia. Questa immagine-icona ti fa pensare (solo per contrario) ai pugni chiusi rabbiosi e guantati di nero del sessantotto, a Tommy Smith e a John Carlos. Quello era un bianco e nero a testa china, in un tempo di rabbia, questa è un tripudio festoso di colore e tricolore, un assaggio della nuova Italia che è diventata realtà senza traumi. Non so perché, se hanno studiato il gesto oppure no, ma anche stavolta, come a Città del Messico, ci sono di mezzo le mani: puntate a mo’ di pistola, da Raphaela, da Maria Benedicta e da Aymonide, come per mimare una mitragliata festosa. E poi ci sono questi corpi di ebano, sovrastati da un tricolore dispiegato da Libania, come un paio di ali. Con le ali, come è noto, si vola.

Questa non è una Foto: ma se provate a immaginare che sia una foto, sappiate che non è più una foto, perché è già diventata un bel ricordo: qualunque idea vi abbia ispirato, domani ci dirà soltanto come eravamo.

Corriere dello Sport in abbonamento

Insieme per passione, scegli come

Abbonati all'edizione digitale del giornale. Partite, storie, approfondimenti, interviste, commenti, rubriche, classifiche, tabellini, formazioni, anteprime.

Sempre con te, come vuoi