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Atletica, i retroscena del presidente Mei: "Vi faccio una previsione su Tamberi. E con Jocobs c'è una novità"

Intervista al presidente della Fidal, che fa un confronto con il collega della Federtennis Binaghi e in attesa dei Mondiali di Tokyo si sbilancia su Gimbo

ROMA - «Il futuro inquilino del Coni? Sarà un presidente federale. I Mondiali di Tokyo a settembre? Faremo meglio delle quattro medaglie di Budapest 2023. E a proposito di Mondiali, abbiamo intenzione di ricandidarci per ospitare le edizioni del 2029 e 2031». Così parlò Stefano Mei, alla guida dell’atletica italiana da quattro anni contraddistinti da una lunga sequela di risultati sensazionali che fanno da controcanto a quelli del tennis: «Anch’io, come Binaghi, mi reputo un presidente fortunato che ha al suo fianco atleti, tecnici e dirigenti fantastici. Se l’atletica azzurra è sempre più centrale nel panorama internazionale e in particolare in quello europeo è grazie a loro: io cerco di svolgere al meglio il ruolo di direttore d’orchestra infondendo entusiasmo e quella grinta da ex atleta che mi ha sempre contraddistinto. Questa atletica sarà pure a mia immagine e somiglianza, ma di sicuro è la più vincente di sempre».
Non è che manchino i problemi (da un governo federale senza opposizione al clamoroso deferimento di alcuni dirigenti e tecnici per presunti “reati” di opinione), l’atletica con l’A maiuscola di Mei si appresta ad affrontare il primo severo esame con le Worlds Relays di Guangzhou del 10-11 maggio, un vero e proprio mondiale di staffette in cui si assegnano i pass per i Mondiali outdoor di settembre in Giappone.

Presidente, i nostri quartetti in Cina andranno a caccia di un pass iridato tra i 14 a disposizione su 16 nelle cinque specialità di staffetta senza due pedine chiave, Jacobs e Dosso, e ancora con i veleni nell’aria del presunto spionaggio del fratello di Tortu nei confronti di Jacobs.
«Mi verrebbe da dire che non è sempre Natale. Ma io sono un ostinato ottimista e confido che conquisteremo cinque qualificazioni su cinque anche se ci presentiamo con defezioni importanti. È vero, non siamo né gli Usa tantomeno la Giamaica, ma sappiamo come far arrivare il testimone al traguardo».

Prima di addentrarci nello specifico, togliamoci il dente: a giugno si eleggerà il nuovo presidente del Coni, il successore di Malagò sarà un presidente federale (come auspicato proprio da Malagò), o un ex timoniere al Palazzo H (come pare suggerire Binaghi), con la suggestiva ipotesi di un "Papa nero" del calibro di Abodi o Zaia, entrambi eleggibili perché insigniti del collare d’Oro?
«Ho partecipato alla riunione plenaria voluta da Malagò con tutti i presidenti federali che esprimeranno la stragrande maggioranza dei voti per la scelta del suo successore. È emerso l’indirizzo di arrivare a un leader di federazione. Malagò sostiene la candidatura di Buonfiglio (Federcanoa, ndc)? È giusto che se ha un’idea cerchi di indirizzarla».

Lei si qualifica come un presidente trasversale, quindi?
«Rivendico la mia trasversalità, dico solo che è ancora presto fare nomi. Sono per una gestione il più possibile unitaria. Sarà una volata molto lunga e su questo sono uno specialista. Ma ritengo che sia ancora presto per fare nomi. Aspettiamo prima la fumata bianca del Conclave...».

Negli ultimi 11 mesi sono state 36 le medaglie conquistate nelle varie rassegne continentali e iridate, compresa l’Olimpiade di Parigi. Accanto ai senatori come Tamberi, Jacobs, i velocisti, Fabbri, Dosso, Stano, Palmisano e la scatenata Battocletti, sono saliti sul podio anche Furlani e Sioli per non parlare di Larissa Iapichino.
«C’è un movimento che sta crescendo in tutte le specialità grazie all’effetto Covid e Tokyo 2021, quando portammo a casa l’incredibile bottino dei 5 ori olimpici. Con la pandemia e i trionfi ai Giochi abbiamo incrementato i praticanti e ci stiamo avvicinando ai 400.000 tesserati, che non sono di facciata. Allo stesso tempo piccoli campioni crescono, come abbiamo visto nelle indoor di quest’inverno, da Doualla a Valensin. Abbiamo ricambi fino all’Olimpiade di Brisbane 2032».

Intanto a settembre si torna a Tokyo, nello stadio olimpico che ci vide grandi protagonisti quattro anni fa.
«È una stagione lunga e complicata. Dopo gli ottimi risultati di quest’inverno nelle indoor e non solo credo che ai Mondiali di Tokyo si possa far meglio delle 4 medaglie conquistate due anni fa a Budapest e scalare anche qualche posizione nel medagliere (13mi nel 2023, ndc)».

A Budapest l’unico oro arrivò da Tamberi e la 4x100 fu argento dietro solo agli statunitensi: Gimbo e Jacobs come stanno?
«Ho assistito a un allenamento di Tamberi. Mi ha impressionato, dico solo che a Los Angeles 2028 vincerà ancora una medaglia olimpica e stavolta con la figlia in tribuna. Per quanto riguarda Jacobs, abbiamo appena raggiunto un accordo contrattuale per l’intera stagione. Quando ci siamo incontrati gli ho detto che se deve scegliere tra Golden Gala di Roma e Mondiali di Tokyo, scelga la rassegna iridata».

In queste settimane si è discusso sulla gestione Fidal del suo secondo mandato, in cui si è quadruplicato lo stipendio in una fase in cui la federazione era alle prese con i conti per l’introduzione degli affitti da parte di Sport & Salute.
«Non abbiamo tolto un euro all’attività di vertice e abbiamo stanziato più soldi per meno atleti: siamo passati da 2,050 milioni di euro per 71 atleti a 1,850 distribuiti a 56 big azzurri. Per ciò che riguarda il mio stipendio c’è la circolare del Coni, questa prevede un emolumento di 36.000 euro l’anno per il presidente, ma non pone limiti a stipendi superiori se si attinge a risorse non pubbliche: con 150.000 euro di stipendio annuo ci siamo adeguati ai salari di altri presidenti federali. Intanto il budget della Fidal è vicino ai 40 milioni».

Fanno discutere anche le modifiche allo statuto da approvare nell’assemblea straordinaria di Salerno del 31 maggio, in cui è prevista una deroga agli attuali due mandati.
«Siamo l’unica federazione che ha come limite due mandati per il suo presidente, lo porteremo a tre adeguandoci a tutte le altre federazioni. Ma non è l’unica modifica statutaria, vogliamo riequilibrare anche la rappresentanza dell’attività femminile e del sistema di voto».

Lei ha da sempre buoni rapporti con i vertici di Sport & Salute, meno con il ministero dello Sport e della gioventù. È vero che sta promuovendo l’istituzione di un albo storico che salvaguardi le manifestazioni sportive italiane più longeve dal punto di vista agonistico ma anche culturale?
«Sì, è vero. Penso a un albo che includa manifestazioni di tutti gli sport, non solo dell’atletica. L’idea mi è venuta dalla corsa podistica più antica d’Europa, nata nel 1912 a Castelbuono, in Sicilia. Stiamo parlando del Giro Podistico Internazionale di Castelbuono che il prossimo anno si prepara a festeggiare la100ª edizione. Queste manifestazioni vanno salvaguardate, sono un patrimonio culturale del nostro Paese e non solo dal punto di vista sportivo».

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