Che Tadej Pogacar vada come un Frecciarossa, ormai è assunto metabolizzato, innanzitutto dagli avversari. Cavalca la sua bici come un cavallo, come un Ribot. La potenza che la sua Colnago gli consente di scaricare a terra, del resto, è quella. L'hanno definita, in modo che tutti intendessero, una "bicicletta senza precedenti". La sigla, V5Rs, fa pensare che potrebbe battere pure una Ferrari (non che ci voglia molto con la SF-25), ma intanto batte le bici dei rivali dello sloveno e questo basta e avanza. Telaio inedito, ci si è spinti verso terre sconosciute per disegnare questo cavallo alato. Per la prima volta nella storia del ciclismo, infatti, il produttore si è adattato alle caratteristiche del corridore - la sua conformazione fisica, un peso piuma, il suo modo di correre, un treno appunto - fin dal primo bozzetto. Ne è uscito un mezzo mai visto prima, che - tra gli optional compresi al momento dell'acquisto - consente a Pogacar quando viaggia ai 50 all'ora di spendere meno energie degli avversari, conservandone per il finale. Il che, in una gara come la Roubaix, potrebbe consentire al campione del mondo di risultare competitivo anche in un arrivo in volata, magari con quell'altro satanasso di Van der Poel (dicono abbia avuto febbriciattola in queste ore di vigilia, vero o pretattica?). Ultima curiosità: la V5Rs sarà messa sul mercato, chiunque la potrà acquistare. Chiunque si fa per dire, perché costerà 16mila euro.
Il piano è pronto
Detto tutto questo, e aggiunto per onestà che il più forte corridore di tutti i tempi - forse oggi ancora secondo a Eddy Merckx, ma ha solo 26 anni! -, vincerebbe anche in sella a un triciclo, la Roubaix che lo attende gli offre la definitiva consacrazione, l'ingresso nell'Olimpo del ciclismo, il lasciapassare per la gloria eterna. Il ciclismo, di suo, si presta facilmente al racconto epico, ma con Pogacar è esercizio obbligato. Se già carico delle mostrine delle campagne dello scorso anno - basti citare il Giro, il Tour, il campionato del mondo -, ad aprile si ritrovasse già quelle delle Strade Bianche, del Fiandre e della Roubaix, saremmo davvero di fronte a un nuovo Cannibale. Ora, avrà pure ragione Roger De Vlaemink, per tutti monsieur Roubaix (ne ha vinte 4, solo Boonen ne ha vinte altrettante, ma il gitano di Eeklo per quattro volte è arrivato secondo, una volta terzo), a dire che "non è la corsa ideale per le caratteristiche di Pogacar, io vado controcorrente e dico che vincerà Van Aert, del resto è sfortunato e la meriterebbe", ma lo sloveno promette battaglia, perché non l'hai mai vinta, perché vuole salire a nove gare-Monumento, perché è un Cannibale. "Il piano è pronto - assicura il campione sloveno -, l'ho studiato nei minimi dettagli, preparo questa corsa da mesi". Forse da sempre. Raccontavano i suoi compagni, all'uscita dalla Foresta di Aremberg, dopo l'ultima ricognizione, che "Tadej aveva completato l'intero percorso della Roubaix prima di fare il Giro delle Fiandre". Come fai a non considerarlo il favorito?
I muscoli del capitano
Gli altri. Poveracci. Abbiamo detto della febbre di Van der Poel, delle speranze di Van Aert, aggiungiamoci la pericolosità di Pedersen e le solite belle speranze del nostro Filippo Ganna. "L'Inferno del Nord non mi fa paura, nemmeno quei milioni di pietre, sono sereno perché so che ce la metterò tutta, spero sia una Roubaix asciutta, lotterò fino all'ultimo metro nel velodromo". Potrebbe non bastare, è già successo. Forse Filippo Ganna, che il belga Van Hooydonck ha indicato come favorito, definendolo un "camion", è capitato nell'epoca sbagliata, quella dei mostri sacri Pogacar e Van der Poel ("Il mio favorito", assicura Filippo). O forse ha ragione De Vlaemink, che ha detto: "Ganna? Grandissimo campione su pista, un po' meno su strada". Sta di fatto che il nostro ciclismo si aggrappa al suo talento, ai suoi muscoli, al suo cuore. "La giornata storta può sempre arrivare, ma anche la giornata di grazia...". Giusto. La stagione è ancora lunga, il ciclismo italiano su impulso del presidente Cordiano Dagnoni ha aperto un nuovo ciclo con i cambi ai vertici delle direzioni tecniche, la strada - com'è noto - è stata affidata a Marco Villa - la sua Nazionale debuttava oggi al Giro di Reggio Calabria - col suo carico di gloria e medaglie portate dalla pista, le aspettative sono tante, anche a livello giovanile, e il Mondiale in Ruanda un obiettivo meno distante del recente passato. Dice Sonny Colbrelli, ultimo italiano a conquistare la Roubaix (2021): "Ho fiducia in Ganna, è maturato molto e può vincerla di potenza". Forza e coraggio.