Il ciclismo italiano (ancora) non vince ma le speranze sono tante. E se c'è anche la benedizione dell'amico Jannik Sinner allora perché non sperare che Giulio Ciccone, secondo alla Liegi dietro il fenomeno Pogacar, possa fare un grande Giro? Ieri ha dimostrato di essere preparato fisicamente e mentalmente, anche perché arrivare secondo, alle spalle di un campione, in una delle classiche più dure di sempre, è cosa mica da poco. Trent'anni, non è riuscito a mantenere la promessa fatta a Sinner, ma il risultato è talmente importante che può anche bastare. "Sinner - ha raccontato Ciccone dopo aver vinto la prima tappa del Tour of The Alps -. mi diceva che ero l’unico, nel nostro gruppo di amici, che era ancora a secco quest’anno, visto che lui ha vinto gli Australian Open e Giovinazzi a Imola. E allora ecco qua che ho vinto anch’io, siamo pari. È bello e importante avere amici come loro, che sanno cosa vuol dire sacrificarsi così tanto a livello sportivo. Ci sproniamo l’un l’altro, soprattutto dal punto di vista mentale". A Montecarlo il gruppo fa quadrato intorno a Sinner e non sempre è facile conciliare gli impegni di tutti, ma ieri Jannik è stato tra i primi a congratularsi con l'amico. Che, ricordiamolo, ha fatto impresa mica da poco. Ciccone (Lidl-Trek), ha sconfitto l’irlandese Ben Healy (Ef) nella volata a due: era da Formolo 2019, secondo alle spalle del danese Fuglsang, che un azzurro non saliva sul podio. Già terzo al Giro di Lombardia 2024 alle spalle di Pogacar ed Evenepoel, potrebbe dire la sua al Giro e continuare a far felice Sinner e se stesso.
Ciccone e il ciclismo italiano, le parole del presidente federale
Gongola lui, è soddisfatto anche Cordiano Dagnoni, presidente della Federciclismo: "Voglio fare i complimenti ai nostri ragazzi - Giulio Ciccone, Simone Velasco e Andrea Bagioli - per i risultati ottenuti alla Liegi. Sono convinto che sarà un Giro d’Italia ricco di soddisfazioni per i corridori italiani. Del resto, come ho detto di recente per le affermazioni di Elisa Longo Borghini, ci impegniamo ogni giorno per consentire ai nostri atleti di lavorare nelle migliori condizioni possibili. La Federazione - lo voglio ricordare - è l’unica istituzione che possa considerarsi davvero la casa di tutto il movimento ciclistico italiano, che è fatto di atleti, tecnici, dirigenti, giudici, squadre, organizzatori e i tantissimi appassionati che sono la nostra linfa vitale”.