La settima tappa del Giro d'Italia, la prima che prevedeva un arrivo in salita (a Marsia, sopra Tagliacozzo) ha detto più di quanto i lievi distacchi potrebbero suggerire. Juan Ayuso (Uae) ha dato una chiara ed inequivocabile prova di forza dopo una settimana piuttosto anonima, fatta di nessuno spunto né dichiarazione. Il capitano della formazione emiratina è lui, ma occhio a Isaac del Toro, secondo oggi e a questo punto secondo violino della Uae: il vero banco di prova, per il giovane messicano, sarà la terza settimana. In maglia rosa c'è di nuovo Primoz Roglic (Red Bull), tuttavia lento nel finale a rinvenire sui primissimi. Giulio Pellizzari ha fatto un lavoro impagabile, ma forse negli ultimi due chilometri allo sloveno è mancato un gregario più esperto che lo guidasse (quell'Hindley ritiratosi ieri, magari).
Giro d'Italia, bene Ciccone e Tiberi. Bernal outsider
Davanti, però, anche i corridori italiani. Giulio Ciccone (Lidl-Trek) è stato l'unico, oltre ad Ayuso, ad attaccare, ma forse lo ha fatto troppo presto o in un momento di vento contrario. Considerando che il finale esplosivo non gli andava incontro, più che positiva la prova di Antonio Tiberi (e subito dietro di Damiano Caruso, suo angelo custode alla Bahrain-Victorious). Ma dopo la brillantissima e parzialmente inaspettata prestazione di oggi che gli è valsa il terzo posto, il miglior Egan Bernal (Ineos Grenadiers) da tanto tempo a questa parte si candida ufficialmente al ruolo di outsider principale. Perché Ayuso e Roglic saranno anche i grandi favoriti, ma non è che gli altri staranno a guardare.
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