Da dove cominciare per analizzare una delle tappe più emozionanti e significative della storia recente del Giro d'Italia? Dalla Uae Emirates, la squadra della maglia rosa Isaac del Toro e di Juan Ayuso. Se in passato la formazione emiratina è stata giustamente criticata per delle scelte tattiche tutt'altro che irreprensibili, quello che le è accaduto oggi non glielo si può francamente rinfacciare: lo spagnolo è uscito definitivamente dalla classifica a causa di una condizione fisica evidentemente insufficiente e influenzata in negativo dagli incidenti dei giorni scorsi, il messicano invece ha pagato caro il primo vero scontro in salita contro i diretti avversari per la maglia rosa. Tuttavia, nonostante la giovane età e la scarsa abitudine (per il momento) a certi palcoscenici, del Toro ha incassato con dignità: non si è scomposto, non è andato in tilt, non ha sbagliato a muoversi e ha attutito il colpo meglio che poteva.
Potrebbe compensare la limitata esperienza con una freschezza sconosciuta a rivali più maturi come Simon Yates e Richard Carapaz. Certo, adesso l'ecuadoriano è il favorito per la vittoria finale: due volte ha attaccato, tra Castelnovo ne' Monti e oggi, e due volte ha staccato tutti gli altri. Tutti meno Giulio Pellizzari: un po' perché al momento dello scatto di Carapaz era davanti e un po' perché, anche quando è stato ripreso, il marchigiano si è rivelato assolutamente in grado di tenere la ruota della maglia rosa ad oggi più credibile. Anzi, nelle ultime centinaia di metri lo ha persino staccato. È inutile pensare al passato, a dove oggi sarebbe potuto essere Pellizzari in classifica se non avesse dovuto sacrificarsi per Roglic (ritiratosi dopo l'ennesima caduta): adesso Giulio è nono nella generale a meno di due minuti dal quinto posto occupato da Caruso. Se del Toro deve ancora scoprirsi sulle tre settimane, lo stesso si può sostenere per Pellizzari: non tutti i giorni saranno brillanti come oggi, ma l'inerzia per le prossime tappe è senz'altro positiva.