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Un Giro di speranza per il ciclismo italiano

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Un Giro di speranza per il ciclismo italiano LAPRESSE
Il presidente della Fci Dagnoni: "Segnali molto positivi dai giovani, e in futuro aumenterà il nostro impegno per la sicurezza"

Dal sapore antico dello sterrato del Colle delle Finestre al sole incandescente di Roma, che bacia – è proprio il caso di dire – l’allegra carovana del Giro d’Italia numero 108, giunto alla tappa finale, che, come ormai da consuetudine, si conclude sulle strade della capitale, dal Vaticano a Ostia fino al traguardo del Circo Massimo, oggi come allora luogo di circences (sulla “deriva” romana del Giro il sindaco di Milano Beppe Sala ha appena protestato). Un’edizione bella e avvincente, come lo sono tutte le competizioni sportive di cui è difficile prevedere il vincitore, che il ribaltone firmato da Yates alla penultima tappa ha reso indimenticabile (sicuramente per lui, che doveva vendicare una sconfitta atroce subita sulla stessa salita sette anni prima). E a proposito di momenti memorabili, il saluto (con benedizione) del Papa ai corridori – “Siete un modello per i giovani di tutto del mondo” – sale di diritto sul podio delle scene iconiche dello sport italiano.

Giovani di belle speranze

Appena sotto il podio, tra le immagini da ricordare la tripletta azzurra firmata alla sedicesima tappa da Scaroni, Fortunato e Pellizzari (non accadeva dal 2016). Il presidente della Federciclismo Cordiano Dagnoni, mentre i corridori costeggiano il Circo Massimo, racconta il suo Giro, proprio a partire da quell’impresa. “E’ stata una gioia per tutti gli appassionati italiani e il giusto premio ai sacrifici di questi ragazzi. Il digiuno di vittorie strideva con lo stato di salute del nostro movimento, che in realtà ci vede protagonisti in tutte le discipline e a tutti i livelli”. Peccato che la tripletta di San Valentino sia rimasta l’unica affermazione italiana, ma la classifica finale, con Caruso splendido quinto, Pellizzari sesto a 21 anni e Fortunato miglior scalatore, racconta che il ciclismo azzurro vuole tornare protagonista anche su strada: “Siamo vivi e vegeti – assicura Dagnoni -, e il fatto che si stiano segnalando soprattutto giovani corridori ci fa ben sperare in prospettiva”.

Le prossime sfide del ciclismo italiano

Il presidente Dagnoni guarda oltre: “Il ciclismo è insieme al calcio lo sport più popolare del Paese, ma noi possiamo vantare oltre tredici milioni di praticanti, un bacino di passione immenso verso il quale avvertiamo una grande responsabilità”. Perciò, prosegue il numero uno della Federazione: “La nostra prima missione in questo quadriennio sarà garantire a tutti i nostri appassionati di pedalare e correre in tutta sicurezza, in questo senso stiamo lavorando a una serie di iniziative che presto porteremo all’attenzione dell’opinione pubblica. E’ una sfida bella e complicata, per cui vogliamo coinvolgere le istituzioni”.

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