Il Giro d'Italia è finito con i colori della bandiera britannica che si mescolano al rosa sotto il sole di una Roma che non ha visto alcun azzurro sul podio. A dominare la classifica finale è stato Simon Yates che ha spento (in parte) il sorriso del messicano Del Toro, vera rivelazione di questa stagione. Ma gli italiani sono andati così male? In realtà no. Perché se è vero che le "stelle" hanno deluso, c'è una folta schiera di nuovi ciclisti che fanno ben sperare. Le delusioni arrivano ovviamente da due nomi in particolare: Antonio Tiberi e Giulio Ciccone. La sfortuna ci ha messo del suo tra cadute e infortuni che hanno allontanato in maniera inesorabile i due ciclisti in classifica generale con Tiberi finito 17° e Ciccone si è dovuto ritirare. Ma il domani è ancora loro, magari con un po' di buona sorte in più.
Da Pellizzari al lucano Verre: quante stelle pronte a brillare
Il primo azzurro in classifica, al quinto posto, è stato a sorpresa un "vecchietto" come Damiano Caruso che a 37 anni si è gustato il suo Giro più bello. “Sto stupendo anche me stesso, questo risultato è grandioso", ha detto emozionato. Subito dietro cè Giulio Pellizzari che di anni ne ha 21. Dopo aver iniziato come gregario prezioso per Primoz Roglic, in seguito al ritiro dello sloveno, Giulio è stato promosso capitano dalla squadra mostrando doti da leader e una corsa impetuosa. Una grande sorpresa, ma non l'unica per il ciclismo azzurro a questo giro. Perché la 16° tappa, disputata il 27 maggio, ha segnato una data importante. Esattamente come nel 2017 i primi tre a tagliare il traguardo nella Piazzola sul Brenta - San Valentino Brentonico (203 chilometri) sono stati proprio tre italiani. Nell'ordine: Christian Scaroni, Lorenzo Fortunato e, appunto, Giulio Pellizzari. I primi due, rispettivamente 27 e 29 anni, di sicuro meno giovani di Giulio ma comunque sorpresi da un successo che non immaginavano a inizio corsa. Così come da pelle d'oca è stata la tappa al Sestriere del lucano Alessandro Verre. La lingua di fuori. Gli ultimi metri scuotendo la testa, mentre dietro di lui compare la sagoma del trionfatore assoluto del Giro d’Italia 2025, Simon Yates. Una smorfia quasi irriverente, in realtà il segno di una stanchezza infinita per il 23 enne che ha tagliato al secondo posto facendo emozionare tanti italiani del Sud e non solo. Nel Giro d’Italia in cui nasce la stella Del Toro, in cui Yates chiude i conti col passato, Verre ha tracciato una linea importante per il futuro.
Giovani speranze e la svolta del Ct Villa
Una boccata d'aria fresca quella dei ragazzi azzurri. La Federazione, come indicato dal presidente Dagnoni all’arrivo del Giro, d'altronde investe sui giovani migliori del movimento. La svolta tecnica impressa con la nomina di Marco Villa a nuovo ct della strada va proprio nella direzione di sostenere la crescita dei nuovi prospetti azzurri, alcuni dei quali, come abbiamo visto, si sono fatti notare sulle strade del Giro. C’è una generazione di talenti, da cui, ci si augura, uscirà presto l’erede di Vincenzo Nibali, un big che possa aggiungersi ad un gruppo che già conta su Ganna, Milan, Tiberi e Ciccone, questi ultimi sfortunati al Giro, ma presto di nuovo protagonisti.