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Tempesti: "L'Ortigia mi ha allungato la carriera, ora mi fermo"

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Tempesti: "L'Ortigia mi ha allungato la carriera, ora mi fermo" LaPresse
Il leggendario portiere del Settebello azzurro chiuderà la sua lunga avventura agonistica dopo 33 anni tra i pali della piscina

ROMA - Trentatré anni di carriera. Tanti sono quelli che ha vissuto, sempre ai massimi livelli, Stefano Tempesti, il gigante della pallanuoto italiana. Nativo di Prato, con i suoi 205 centimetri, fino agli attuali 45 anni, ha sempre vissuto lo sport che ama da protagonista. Nei giorni scorsi, con un video sui social, ha annunciato il suo ritiro. Inizia la sua carriera nella Futura Nuoto Prato ma nel 1994 approda alla Florentia dove rimane fino al 2003 quando arriva alla Pro Recco. Nel 2011, vincendo con la Nazionale (nella quale ha giocato più di 400 partite) i Mondiali è stato votato miglior giocatore del torneo, quindi, subito dopo, argento alle Olimpiadi di Londra e bronzo a quelle successive di Rio De Janiero. Dopo 16 anni alla Pro Recco, con 14 scudetti consecutivi, 13 coppe Italia e 5 Coppe campioni, le ultime sei stagioni ha giocato all’Ortigia. Qualche giorno fa, a Bologna, il suo compagno di Nazionale nel 2011 Arnaldo Deserti, ora ds della De Akker, alla vigilia del primo match di play off dal 5°- 8° posto, lo ha voluto premiare a nome di tutta la pallanuoto bolognese. 

Questo pomeriggio il ritorno ad Ortigia, quella che, in caso di sconfitta, potrebbe essere la sua ultima partita. Quali sensazioni? 

«Appena sono arrivato ho detto che venivo per un progetto che potesse essere ricordato. E così siamo tornati in Champions, abbiamo giocato una finale di Coppa Italia, eravamo in finale in Euro Cup prima del Covid. Quindi ho fatto dimenticare i tanti record che erano in società prima del mio arrivo».  

Ma allora perché la decisione di ritirarsi, quando riesce a fare ancora la differenza?  

«Quest’anno sono stato molto fermo per un infortunio alla spalla, uno al piede e per un’influenza che mi ha tenuto fermo dieci giorni. Ogni volta il recupero è stato sempre più difficile e ho capito che il mio fisico farebbe fatica a superare altri eventuali problemi. Devo ringraziare Ortigia per queste ultime stagioni. Mi hanno coccolato e accompagnato anche nei momenti più difficili. Penso che difficilmente in un altro posto avrei potuto allungare così tanto la mia carriera».  

Il 16 maggio ci sarà l’addio ufficiale, poi quale futuro?  

«Sicuramente un po’ mi riposo. Non credo di essermi mai fermato, ho bisogno di un momento tranquillo. Poi mi piacerebbe rimanere nell’ambiente. Credo che l’esperienza che ho accumulato possa essere utile. Ho già avuto diversi contatti, ma nulla ancora di concreto».  

Riavvolgendo il nastro, quali i momenti indimenticabili?  

«Beh, ovviamente il Mondiale 2011, da cui sono nate le medaglie olimpiche. Ma potrei dire anche la seconda stella con la Pro Recco o la Coppa delle Coppe con la Florentia».  

Ma le Olimpiadi sono state anche il massimo rimpianto?  

«Forse, ma la finale contro la Croazia ha visto due squadre fortissime e abbiamo dato davvero il massimo».  

Ci sono persone che sono state indispensabili in questi oltre trent’anni?  

«Quando si gioca per molti anni nelle squadre e si vive tanto tempo assieme, si diventa spesso una famiglia di tanti fratelli. E tante delle persone che mi hanno accompagnato li considero davvero fratelli. Non vorrei fare nomi perché sono certo che ne dimenticherei qualcuno».  

Ovviamente segui la Nazionale. Che sensazione hai per questi ragazzi dopo la sosta forzata di sei mesi?  

«Sono fortissimi, a Parigi avrebbero potuto avere già il massimo se non avessero avuto quell’inconveniente visto da tutto il mondo. Sono certo che avranno voglia di rifarsi e verso Los Angeles hanno tutte le carte in regola per riprendersi tutto, con gli interessi». 

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