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Joshua: "Incontro con Fury? Bello, ma non è un ossessione"

Getty Images

"Più attesa c'è meglio è perché sto continuando a migliorare. Sono un pugile che impara costantemente. Divento più forte, più intelligente, è una benedizione"

LONDRA - Nuoco capitolo della sfida Joshua-Fury? Perché no. A strizzare l'occhio all'ipotesi è lo stesso pugile inglese di origini nigeriane che ha parlato ai microfoni di DAZN: "Sarebbe bello. Mi sento fiducioso, più attesa c'è meglio è perché sto continuando a migliorare. Sono un pugile che impara costantemente. Divento più forte, più intelligente, è una benedizione. In questo senso sì, voglio quel match ma non mi interessano tutti gli aspetti extra ring. Mi interessa solo combattere". Joshua ha poi continuato: "Sarà clamoroso, sarà uno spettacolo. Allo stesso tempo però non sono ossessionato. Si tratta di un pugile contro un altro che si trova dall'altro lato del ring".

Presente e passato

Il campione mondiale dei pesi massimi che ha riunito quattro cinture, però, prima di pensare a The Gipsy King deve pensare al presente: Kubrat Pulev. "Ha delle ottime basi, è un pugile tecnico, ha un'ottima mano forte. Poi risponde con un altro pugno alla testa o al corpo, colpisce dritto e colpisce pesante. Devo prendere seriamente il match contro Pulev. La boxe funziona in maniera strana. Ho dovuto combattere e conquistarmi queste cinture ad una a una, Pulev le otterrà tutte e quattro se mi sconfiggerà". Riguardo il suo stile di combattimento ha detto: "Ha delle ottime basi, è un pugile tecnico, ha un'ottima mano forte - ha sottolineato - Poi risponde con un altro pugno alla testa o al corpo, colpisce dritto e colpisce pesante. Devo prendere seriamente il match contro Pulev. La boxe funziona in maniera strana. Ho dovuto combattere e conquistarmi queste cinture ad una a una, Pulev le otterrà tutte e quattro se mi sconfiggerà". Infine, Joshua ha ripercorso la sua carriera soffermandosi sugli inizi: "Quando ho iniziato a combattere era tutto molto veloce, tutto accadeva rapidamente. Era dura, ero sempre pieno di lividi perché facevo molti errori. Ma poi ho cambiato mentalità: se mi colpisci 5 volte io ti colpisco 6. Ero molto diretto e reattivo. Prima di imparare la sottile arte della boxe ho appreso come colpire forte, ero già campione negli amatori, poi lo sono diventato dei professionisti - ha raccontato -. Quando ho visto il successo di Andy ho pensato: è speciale, è incredibile, lo voglio anche io. Solo allora ho capito il significato dell'essere Campione del Mondo".

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