Coraggio o follia? Probabilmente un mix delle due cose. D'altronde come spiegare il ritorno sul ring a 46 anni, dopo 4 di inattività e a 6 dall’ultima vittoria importante. Ma quando si parla di Manny Paquiao tutto è lecito. L'idolo di Kibawe, l'eroe nazionale delle Filippine, non ha resistito al richiamo della foresta decidendo di sfidare il tempo come in passato hanno fatto altri suoi colleghi, con alterne fortune. Stanotte all’MGM Grand di Las Vegas Paquiao tenterà di strappare il titolo mondiale Wbc dei pesi welter a Mario Barrios, messicano giovane (ha 17 anni di meno) e decisamente nella sua forma migliore. Un'impresa impossibile per tutti, bookmakers compresi.
Da Foreman a Bernard, altri esempi di vecchietti terribili
“Non lo faccio per soldi, ma per la storia” ha spiegato Paquiao. Forse è così, anche se di storia PacMan (questo il suo soprannome) ne ha veramente fatta tanta. Basta ricordare che in 30 anni di carriera è stato campione del mondo in 8 differenti categorie di peso, dai mosca ai superwelter. Nessuno oltre i lui è riuscito in una cosa simile. Un mito che ora sfida l'età. Anche se il record dei "nonnetti" è detenuto da Bernard Hopkins, sul trono a 49 anni. Senza dimenticare l'immenso Foreman che tornò quindi sul ring nel 1987 e sette anni dopo, all'età di 45 anni, riconquistò i titoli del mondo WBA, IBF e lineare mettendo KO il ventisettenne Michael Moorer L’importante è che non faccia come il buon Bernard, che a 51 primavere suonate esagerò del tutto: sfidò Joe Smith e fu letteralmente spedito fuori dal ring. Altri esempi? Il più recente è Mike Tyson che a 59 anni ha dato "spettacolo" affrontando lo youtuber Jake Paul, e perdendo.
Dal cagnolino arrostito al record di titoli: la vita di PacMan
Una vita senza un momento di banalità quella di Paquiao , anche nel dramma. Da bambino lasciò il nord del paese per avventurarsi nei pericoli dei sobborghi di Manila. Era comunque sempre meglio del degrado insostenibile della sua casa: il padre, un po’ per fame un po’ per rabbia, un giorno arrostì il cagnolino nel quale il piccolo Manny aveva trovato un barlume d’affetto. Pacquiao da quell’inferno è uscito. A boxare ha iniziato sin da bambino e non ha mai smesso fino al 21 agosto 2021, quando ha perso ai punti contro il cubano Yordernis Ugas, fissando il suo record a 62 vittorie, 8 sconfitte, 2 pareggi e 39 ko inflitti. Mancino, è proverbiale per la rapidità dei colpi e dei movimenti, diminuita con il salire delle categorie di peso e dell’età. Per il modo in cui si “mangiava” gli avversari si è meritato il nome di battaglia PacMan, derivato dal videogioco. Il primo titolo mondiale nei pesi mosca è del 1998, l’ultimo nei welter del 2021 (le 4 decadi). In mezzo anche le varie cinture dei supermosca, piuma, superpiuma, leggeri, superleggeri e superwelter, salendo complessivamente di 20 chili di peso. È stato nominato miglior pugile dell’anno nel 2006, 2008, 2009 e della decade. Fra le sue sfide leggendarie quella persa con Floyd Mayweather: con 4,4 milioni di contatti il match più visto in pay per view. Ma soprattutto quelle vinte contro Oscar De La Hoya, Marco Antonio Barrera, Ricky Hatton, Miguel Angel Cotto ed Antonio Margarito.