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Mondiali, ecco perché l'Europa è già sparita

Getty Images
Nessuna europea in semifinale. E' soprattutto il flop di Inghilterra e Francia, indebolite da stranieri e conflitti coi club

Non cercate l’Europa sulla mappa del rugby. Non c’è più. Sparita, cancellata, umiliata dalla qualità, dal ritmo e anche, va detto, da un pizzico di sfortuna. Il Galles, decimato, è andato a cinque minuti dal battere il Sudafrica. Alla Scozia ne è mancato uno solo per terremotare il Mondiale e rimandare a casa un’Australia bella e presuntuosa. Tant’è. Le semifinali di Inghilterra 2015 saranno Nuova Zelanda-Sudafrica e Australia-Argentina: per la prima volta le europee staranno a guardare. E’ l’apoteosi del Rugby Championship, l’equivalente australe del Sei Nazioni. Solo nel 1999 le nazioni Down Under erano andate a un passo dall’en-plein: lo scongiurò la Francia, che poi eliminò gli All Blacks in semifinale.
    La grande novità è l’Argentina, che ha rispedito a casa l’Irlanda, regina del Sei Nazioni. Non perché sia alla prima semifinale, ma per il retroterra di questa conquista. Nel 2007, i Pumas approdarono tra le prime quattro con una squadra basata sui “mercenari” europei, cui era stato tolto l’embargo che vietava loro di indossare la “camiseta” biancoceleste. La sorpresa e l’emozione furono tali, che la Tv spostò il “superclasico” Boca-River per trasmettere il quarto di finale con la Scozia. Stavolta l’impresa poggia su basi molto più solide. Un bacino di oltre 100.000 giocatori, centinaia di club, migliaia di squadre. E una piramide di selezione con centri di alta formazione e due selezioni (Jaguares e Pampas) che giocano stabilmente all’estero. I giocatori nei club non prendono un soldo, ma la qualità della loro formazione è altissima.

SCONTRO - Il tracollo dell’Europa è soprattutto il tracollo delle sue grandi tradizionali: l’Inghilterra e la Francia. Un totale di quasi 2,5 milioni di giocatori, 16 volte quelli della Nuova Zelanda! L’Inghilterra non ha neppure raggiunto i quarti, i “Coqs” sono stati asfaltati dagli All Blacks. Hanno i migliori campionati del mondo, ma anche i club più ricchi e potenti. I cui interessi collidono con quelli delle federazioni. In Premiership e nel Top 14 le squadre sono imbottite di stranieri e per i giovani locali è sempre più difficile farsi largo, Nell’Emisfero Sud (ma anche in Irlanda e Scozia) i club sono amatoriali e le franchigie a partecipazione federale, per cui gli stranieri sono contingentati e l’impiego dei nazionali viene gestito. «Noi francesi giochiamo 40 partite l’anno, gli All Blacks 20» ha ricordato l’ex capitano Pascal Papé dopo la Caporetto di Cardiff.
    L’evoluzione delle regole, volte a depotenziare la mischia e a favorire gli attacchi, ha dato poi un contributo importante all’eclisse dell’Europa. Il rugby di movimento agevola i giocatori australi più veloci e potenti e toglie armi al più tattico gioco “nordista”. Un aspetto che a questi Mondiali è stato esaltato dal clima asciutto e dai campi perfetti. «In Europa gli inverni sono più rigidi, si gioca spesso sotto la pioggia o addirittura la neve. Condizioni che non aiutano corsa e passaggi - riconosce Steve Hansen, c.t. degli All Blacks - e favoriscono un gioco più fisico, di combattimento, ma meno completo».
    Insomma, il gap esiste e si allarga. Qualcosa su cui i padroni del vapore devono riflettere. Il rugby è già di per sè un prodotto per pochi. Se tra quei pochi cominciano a vincere sempre gli stessi, il giocattolo rischia di rompersi.

COPPA DEL MONDO
QUARTI DI FINALE: a Twickenham, Sudafrica-Galles 23-19 e Australia-Scozia 35-34; a Cardiff, Nuova Zelanda-Francia 62-13 e Irlanda-Argentina 20-43.
SEMIFINALI - Sabato: ore 17 it., Nuova Zelanda - Sudafrica a Twickenham. Domenica: ore 17, Australia-Argentina a Twickenham.
FINALI - Venerdì 30: ore 21, 3° posto a Londra (Olimpico). Sabato 31: ore 17, 1° posto a Twickenham.
IN TV: tutto in diretta su SkySport 2.

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