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Mondiali di Rugby, all'Italia umiliata dagli All Blacks quanto avrebbe fatto comodo Parisse

Getty Images

Solo una volta gli Azzurri erano stati sconfitti con un passivo peggiore. E pensare che è stata (inspiegabilmente) lasciata a casa la bandiera della palla ovale italiana

Premessa numero 1: anche con Sergio Parisse l'Italia avrebbe, con ogni probabilità, perso con gli All Blacks. Perché il rugby non è il calcio, dove l'imprevisto ci può stare. La palla ovale è, quasi sempre, una scienza esatta dove il più forte vince. Premessa numero 2: Sergio Parisse non sarebbe stato un titolare dell'Italia perché lui per primo avrebbe saputo che era giusto lasciare spazio agli altri. Ai più giovani. Premessa numero 3: il capitano degli Azzurri sarebbe stato comunque Michele Lamaro, che della fascia di Parisse è un degno erede. Quantomeno morale, perché il talento di Sergio, in Italia, è un miraggio per tanti. Ancora oggi. Fatte tutte queste - doverose - premesse è innegabile pensare che alla Nazionale umiliata in Francia dagli All Blacks (96-17 il risultato finale) uno come Sergio Parisse avrebbe fatto molto comodo. Anzi: non uno come lui, ma lui. Mentre, infatti, gli Azzurri venivano strapazzati dalla Nuova Zelanda a Lione sotto gli occhi dei ministri Abodi e Lollobrigida, Sergio era in Inghilterra nelle nuove vesti di commentatore tv. Ha iniziato in Francia la carriera di allenatore nello staff del Tolone, e sembra gli piaccia molto, ha lasciato il rugby giocato qualche mese fa e la convocazione azzurra non avrebbe cambiato i suoi piani. Ma gli avrebbe consentito di giocare il sesto Mondiale, entrando nella storia. E avrebbe consentito all'Italia di avere in rosa non solo un giocatore che ha chiuso a un livello altissimo, come dimostano i dati delle sue ultime partite, ma anche un leader capace di tenere su la testa dei compagni, soprattutto quelli più giovani, mentre gli All Blacks si divertivano in campo a segnare (quasi) 100 punti. L'Italia vista a Lione ieri è sembrata allo sbando, quando allo sbando non è perché il gruppo in questi anni è cresciuto. Può ancora qualificarsi ai quarti battendo la Francia padrona di casa (un miracolo o poco meno) e anche in questo caso uno come Sergio, che in Francia ha vissuto (vive...) e giocato per vent'anni avrebbe fatto comodo. In campo e fuori. Perché si sarebbe caricato sulle spalle un po' di pressioni, perché avrebbe saputo dire le cose giuste al momento giusto. E perché, in fondo, avrebbe dato a tutti i tifosi, e anche ai semplici appassionati, qualcosa di bello di cui parlare. Oggi, infatti, si sarebbe detto e scritto della lezione dei maestri tutti neri. Vero, verissimo. Ma si sarebbe anche detto, e scritto, di un ragazzino di 40 anni che avrebbe provato fino all'ultimo a contrastarli. Proprio come aveva fatto il giorno del suo esordio azzurro: era l'8 giugno del 2002. Quel giorno gli All Blacks fecero solo 64 punti.

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