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Italia-Scozia: chi è l'uomo che sta cambiando il rugby azzurro col mito di Maradona

ANSA

Gonzalo Quesada, il ct, sta trasformando la mentalità di un gruppo che non si è voluto abituare alle onorevoli sconfitte

Undici anni senza vittorie a Roma. Nove senza battere la Scozia. Basterebbero questi numeri a raccontare la portata dell'impresa azzurra che oggi, all'Olimpico, ha visto i ragazzi di uno straordinario Gonzalo Quesada battere la Scozia 31-29. L'Italia ha messo in campo tutto quello che aveva: il gioco, il talento, il cuore, la serietà. Perché una cosa va detta: questo gruppo, guidato da un allenatore all'inizio in Italia ma che ha già fatto vedere tantissimo, è un gruppo serio.  Un gruppo che portava sulle spalle una zavorra pesantissima perché le onorevoli sconfitte pesano più dei successi e perché, anche se molti di loro non erano in campo negli ultimi anni, si portavano dietro la scomoda etichetta di quelli che non vincono mai. E invece l'Italia ha vinto, oggi, in un Olimpico gremito come non si vedeva da un po'. Perché è vero che lo stadio di Roma è stato quasi sempre pieno con gli azzurri, ma spesso erano tifosi ospiti che venivano in gita: carbonara e vittorie, questo il menù. Invece, stavolta, era pieno di italiani che hanno visto un gruppo capace di reagire a 20' di dominio scozzese prima di riprendersi e portare a casa una vittoria meritatissima.

Gonzalo Quesada, chi è l'allenatore dell'Italia che ha battuto la Scozia

Brava la federazione a scegliere Quesada e a investire sempre sulle accademie, anche quando sembrava inutile, bravissimi gli azzurri a crederci ma bravo, soprattutto, l'allenatore argentino che ha cambiato, in soli due mesi, la testa della Nazionale. Cinquant'anni da compiere a maggio, sposato, cresciuto nel mito di Maradona, si è formato in anni di rugby francese. Conosce il rugby argentino e quello europeo, sa come rapportarsi con tutti e fonda il suo rugby sulla mentalità e la convinzione. Vive a Milano, ha studiato per mesi l'italiano prima di allenare gli azzurri e già così ha conquistato i giocatori. Perché lui aveva una missione: riportare l'Italia a vincere. Poi avrebbe lavorato sul resto. Il quarto miglior marcatore di sempre della nazionale argentina lo aveva detto subito: "Questa squadra farà parlare di sé". Aveva ragione lui.

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