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Sei Nazioni: Dublino in lockdown ma Irlanda-Italia si gioca

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Le parole del ct dell'Italrugby, Franco Smith: "È giusto giocare? Noi, come ci insegna il nostri sport, ci atteniamo alle regole"

DUBLINO - Un clima surreale, e un incubo che torna, con un Paese, l'Irlanda, chiuso per Covid: il governo ha deciso un lockdown di sei settimane. Il premier, Micheal Martin, ha spiegato che le nuove restrizioni, e la chiusura totale, sono probabilmente le più rigide d'Europa, ma che, visto l'aumento dei contagi, sono necessarie: così facendo si cercherà di salvare le feste natalizie. Ma c'è qualcosa che, nonostante tutto, va avanti perché fermarsi non è concesso: il rugby. Così, sostanzialmente per non perdere i soldi dei diritti televisivi e venendo incontro anche ai desideri del fondo d'investimenti Cvc (lo stesso che , in Italia, è diventato partner della lega calcio) , sabato a Dublino si gioca il recupero della quarta giornata del 6 Nazioni, fra Irlanda e Italia. La nazionale di casa è ancora in corsa per il successo finale, e le serve un buon numero di mete per migliorare la media punti in vista di uno sprint finale con l'Inghilterra (rivale degli azzurri sabato 31 a Roma), così cercherà di concentrarsi sul terreno di gioco e non pensare alle problematiche che affliggono il paese, e tutta l'Europa. Ma, in una situazione del genere, dove tutto è fermo a parte le scuole e si può uscire solo per fare la spesa o andare in farmacia, ha senso giocare una partita? Alla domanda prova a rispondere il ct dell'Italrugby, Franco Smith. "Il protocollo sanitario predisposto dalle nostre autorità - dice - garantisce la massima impermeabilità' della 'bolla' del nostro gruppo squadra. Certo non è semplice per nessuno affrontare un momento storico così difficile, e sarà sicuramente particolare giocare in un Aviva Stadium diverso, anzi deserto. Ma il governo irlandese ha previsto eccezioni per lo sport di elite e noi ci muoviamo all'interno di questo perimetro. Il mio ruolo è quello di capo allenatore quello degli atleti è di giocare. Questo genere di decisioni spetta ai governi, impegnati a garantire la salute dei cittadini. Noi, come ci insegna il nostri sport, ci atteniamo alle regole".

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