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"Il Governo si è mosso ma non basta"

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Giampaolo Duregon, Presidente di Anif, l’Associazione Nazionale Impianti Fitness&Sport

ROMA - Un giorno si farà il conto definitivo dei danni prodotti prima dal Covid-19 e poi dal prolungato lockdown imposto dal nostro Governo. Nel frattempo, anche il comparto del fitness vive dell’ansia di una ripartenza ancora non ufficializzata e di quel disavanzo economico che si fa ogni giorno più pesante, nonostante sia profonda la consapevolezza di essere una importante valvola di sfogo per venti milioni di italiani che frequentano questa dimensione di un mondo non troppo conosciuto, che ormai tocca i 100.000 centri sportivi, senza dimenticare che dà lavoro a oltre un milione di addetti: «Difficile fare un bilancio adesso - spiega Giampaolo Duregon, Presidente di Anif, l’Associazione Nazionale Impianti Fitness&Sport - ma tra i tre mesi di chiusura e la ripartenza lenta che sicuramente avremo, anche per gli ingressi scaglionati, per fine anno, calcoliamo un 50% in meno di introiti rispetto al 2019. E sarà dura andare avanti». Il Governo con voi come si è comportato? «Ha fatto la sua parte con i decreti che hanno tutelato soprattuitto i collaboratori sportivi con i famosi 600 euro e i dipendenti, con la cassa integrazione. Noi abbiamo avuto la possibilità di accedere a dei finanziamenti, ma chiediamo ancora la possibilità di estendere la restituzione da 6 a 15 anni, nella speranza che ci sia qualcosa anche a fondo perduto. Poi aspettiamo anche altri interventi sulle imposte e sulle utenze per agevolare la ripresa dell’attività». E come vi state comportando con i soci? «Ai nostri avevamo subito scritto garantendo la restituzione dei mesi non “goduti” prolungando l’abbonamento per i tre mesi della chiusura. Poi è intervenuto il Codacons come tutela dei consumatori che ha imposto un emendamento dal quale sono scaturiti dei voucher esigibili alla scadenza oppure abbiamo chiesto a 12 mesi, in modo da darci tempo di ripendere da questo terremoto. Altrimenti i mesi senza introiti si raddoppiano passando da tre a sei e allora oltre che difficile, diventerebbe quasi impossibile continuare per molti di noi».

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