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Johnson & Johnson, Sileri: "Ema sblocchi dosi. Riaperture a maggio"

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Il sottosegretario alla Salute è intervenuto ai microfoni della trasmissione 'L'Italia s'è desta' su Radio Cusano Campus: scopri cosa ha dichiarato

Pierpaolo Sileri ha fatto il punto della situazione sull'emergenza Coronavirus in Italia e sulla campagna vaccinale dopo lo stop negli Usa del vaccino Johnson & Johnson. "Oltre alle 8 milioni di dosi previste ad aprile ne arriveranno altre. J&J? Il numero di dosi in arrivo ad aprile è basso, in questo momento poco altereranno il piano vaccinale visto che ne arriveranno di più da Pfizer. È chiaro che auspichiamo che Ema si pronunci presto e che le dosi di J&J vengano sbloccate il prima possibile. È verosimile che venga messo un limite di età similare a quello di Astrazeneca, visto che le complicanze si sono osservate in soggetti giovani, ma si tratta di complicanze rarissime e sproporzionate rispetto al vantaggio che offre il vaccino, soprattutto per i soggetti sopra i 50-60 anni. Non credo che questo ostacolerà il processo di vaccinazione". Il sottosegretario alla Salute lo ha dichiarato ai microfoni della trasmissione 'L'Italia s'è desta' su Radio Cusano Campus.

Covid in Italia, riaperture e vaccini: parla Sileri

Per quanto riguarda le riaperture Sileri ha spiegato che "il primo parametro da valutare è quello delle ospedalizzazioni, i dati mostrano un progressivo, seppur lento, miglioramento nei ricoveri per Covid. Questo è dovuto alle restrizioni maggiori durante le precedenti settimane, ma c'è anche la variabile della vaccinazione. Questa combinazione di chiusura e di progressione della vaccinazione sta influendo sui dati delle ospedalizzazioni e questo effetto continuerà a crescere, da metà maggio avremo più dei tre quarti di over 60 protetti. Proteggere queste persone che sono quelle più a rischio significa liberare i nostri ospedali". Il sottosegretario ha aggiunto: "Questi dati in prospettiva tenderanno a migliorare, ecco perché possiamo programmare riaperture dai primi di maggio. Avremo probabilmente più contagi in soggetti più giovani perché non sono ancora protetti, ma dal punto di vista clinico questi contagi possono essere meno significativi perché un trentenne che si prende il virus verosimilmente non avrà bisogno di essere ricoverato in ospedale".

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