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Dopo il Coronavirus: "La prossima pandemia arriverà dal Brasile"

EPA

L'allarme di David Lapola, ecologo dell’Università di Campinas, sulla deforestazione della foresta amazzonica

ROMA - La deforestazione dell'Amazzonia brasiliana nello scorso mese di aprile è stata la maggiore degli ultimi dieci anni, con 592 chilometri quadrati di foresta abbattuti. Lo ha rivelato il Sistema di allerta deforestazione dell'Istituto dell'Ambiente dell'Amazzonia (Imazon). Secondo i dati, l'aumento della deforestazione rispetto allo stesso mese del 2019 è stato del 171 per cento. L'aumento della deforestazione è avvenuto nonostante le raccomandazioni di distanziamento sociale per contrastare l'epidemia di Coronavirus. La più grande foresta pluviale del mondo sta scomparendo a un ritmo allarmante e la deforestazione potrebbe contribuire alla prossima pandemia. E' l'allarme di David Lapola, ecologo dell’Università di Campinas in Brasile.

Foresta amazzonica, il pensiero dell'ecologo Lapola

Secondo Lapola, la foresta pluviale amazzonica potrebbe essere una zona calda di infezione, poiché l'invasione umana negli habitat degli animali è in aumento. L'urbanizzazione di aree un tempo selvagge contribuisce all'emergere di malattie zoonotiche - quelle che passano dagli animali all'uomo - e potrebbe innescare un nuovo focolaio di Coronavirus. Per Lapola, dopo il Coronavirus, la prossima pandemia potrebbe partire dal Brasile, e in particolare dalla foresta amazzonica perchè l'Amazzonia sarebbe un'enorme riserva di virus di tutti i tipi e ci sarebbe il rischio di una nuova pandema dalla nazione sudamericana per un motivo particolare: in queste aree, infatti, la biodiversità è ai massimi livelli e il rapporto uomo-animali potrebbe essere stravolto, aumentando così i casi di zoonosi, ovvero delle infezioni passate dagli animali all’uomo. L’Amazzonia sarebbe un grande serbatoio di Coronavirus potenzialmente pericolosi e il continuo intervento umano genera uno squilibrio che potrebbe esportare le malattie nella società, al di fuori dell’ambiente naturale in cui vivevano. Sotto accusa, quindi, la deforestazione continua che porta l’uomo ad abitare zone dove non era mai stato prima. 

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