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Bucchi esclusivo: “I coach stranieri? Non portano novità al basket”

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Bucchi esclusivo: “I coach stranieri? Non portano novità al basket” Ciamillo

Con i suoi 65 anni e ben 750 partite in serie A il bolognese è il veterano tra gli allenatori  

Ha superato le 750 partite in serie A, quinto allenatore di tutti i tempi. Quella che inizia questo fine settimana è la sua stagione numero 23 nella massima serie (27 con quelle di A2). E poiché ha ancora due anni di contratto con il Banco di Sardegna Sassari, il bolognese Piero Bucchi può puntare addirittura a sorpassare Valerio Bianchini. 65 anni, Bucchi è il decano degli allenatori del campionato. «Ma la pensione è ancora lontana dice ridendo. Il fatto è che passano gli anni ma l’entusiasmo è sempre lo stesso. Così come la voglia di competere e di aggiornarsi» spiega il coach della squadra sassarese.

L'intervista a Bucchi

Bucchi, come è cambiato il basket in Italia negli ultimi 20 anni? Perché si usa tanto il pick and roll? Il gioco a due dove il lungo sale a portare un blocco (pick) sul difensore del palleggiatore, per poi “rollare” in area.

«È una pallacanestro più intensa e fisica, con giocatori più atletici, con velocità di letture e velocità di esecuzione che sono aumentate. E’ cambiata anche per le regole: i 14 secondi dopo il rimbalzo d’attacco o le rimesse, hanno portato ad alcune modifiche. Si usano giochi più corti per avere un vantaggio immediatamente nei primi 10 secondi; prima il gioco era più lungo. Poi c’è il pick and roll che costringe la difesa a una scelta immediata e quindi hai un vantaggio: è la situazione più difficile da difendere e anche la più usata, ed è anche quello sui cui noi allenatori lavoriamo di più in allenamento».

Che campionato sarà?

«Tanti roster sono migliorati, ci sono state società che hanno investito. Poi è chiaro che devi diventare squadra, ma il livello si è alzato mediamente. Milano e Bologna restano le favorite, ma sarà un campionato molto duro, perché ci sono Brescia, Reggio Emilia e Tortona. E anche altre sono cresciute. Credo che una o due vittorie possono fare la differenza alla fine, quindi chi raggiunge velocemente la chimica può fare una partenza sprint».

E Sassari?

«Sulla carta la squadra mi piace, ma al completo non l’ho mai vista, per i tanti infortunati: Bendzius in nazionale, e aspettiamo il suo sostituto McKinnie, poi Charalampopoulos, Tyree. E adesso che rientra Diop si è fermato Raspino! Intensità e impegno dei ragazzi sono ottimi, però le assenze sono state tante in precampionato e le rotazioni corte si sono sentite. Diciamo che fra due-tre settimane, quando avremo McKinnie e almeno altri due giocatori che rientrano, avrò un’idea più chiara».

Cosa possono dare gli allenatori stranieri in termini di gioco e idee?

«Grosse novità non ne porta nessuno, anche se ogni nazione ha uno stile. Eppure non c’è niente di veramente innovativo: ormai la pallacanestro si vede dappertutto in video e c’è tantissimo scambio di giochi. Ogni allenatore porta la sua esperienza e il suo modo di allenare, comunque innovazioni tecniche importanti non mi pare possano essercene».

L’arrivo di Banchi ha regalato subito un trofeo a Bologna. Che ne pensa?

«Luca è un buon allenatore e avrà tempo di fare bene, la Virtus è arrivata pronta mentalmente al torneo ed è la cosa più importante».

Chi tra i giocatori può essere una novità d’impatto?

«Mirotic è effettivamente un giocatore di classe e fisicità difficili da contrastare una volta che avrà preso le misure al campionato italiano».

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